Wall Street: stavolta niente trauma inflazione. Dow Jones +400 punti, Nasdaq frenato da Amazon. Ma buy su Apple e Meta
Focus su Amazon, e anche sull’inflazione Usa, sull’azionario globale e su Wall Street in particolare. Prima dell’inizio della sessione della borsa Usa è stato reso noto l’indice preferito dalla Fed per monitorare il trend dell’inflazione, e dunque, per valutare le decisioni da prendere sulla direzione dei tassi. Si tratta dell’indice PCE core, ovvero dell’inflazione core, che viene pubblicata nell’ambito del dato relativo alle spese per consumi e ai redditi personali Usa.
Su base annua, l’indice PCE core ha accelerato il passo, salendo dal ritmo del 4,9% di agosto al ritmo del 5,1%, ma al di sotto del +5,2% previsto. L’inflazione headline, ovvero l’inflazione complessiva, è salita su base annua al ritmo del +6,2%, come ad agosto. Sebbene a un ritmo inferiore alle attese, l’indice PCE core ha continuato a rafforzarsi, fattore che ha spinto subito al rialzo i tassi dei Treasuries Usa, in vista dell’imminente riunione del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, in calendario i prossimi 1 e 2 novembre. Va detto che la pubblicazione del PCE core non produce tuttavia nessun grande effetto shock sui mercati, in quanto il trend si è confermato praticamente in linea con le previsioni.
Il consensus continua a prevedere il quarto rialzo consecutivo dei tassi di 75 punti base, volto a frenare l’inflazione Usa, dal range attuale compreso tra il 3% e il 3,25%.
Alle 16 circa ora italiana, il Dow Jones balza di oltre 400 punti (+1,3%), lo S&P 500 sale dello 0,57%, mentre il Nasdaq avanza dello 0,87%.
Tra i titoli, sotto i riflettori in primis Amazon, che soffre un tonfo dopo la pubblicazione dei conti del III trimestre da parte del colosso dell’e-commerce Usa. La trimestrale alimenta i timori sul futuro delle Big Tech Usa, dopo l’alert della vigilia confermato dal crollo di Meta Platforms-ex Facebook.
Il titolo Amazon, che subito dopo la pubblicazione del bilancio aveva perso quasi il 20%, dimezza le perdite scivolando in avvio di seduta del 10% circa.
Il bilancio ha messo in evidenza un eps migliore delle attese ma un fatturato deludente. Per la precisione, l’utile per azione di Amazon si è attestato a 28 centesimi, battendo le stime di 22 centesimi. Le vendite nette sono ammontate a $127,10 miliardi, in rialzo su base annua del 15% y/y, ma al di sotto dei $127,64 miliardi attesi. Deludente anche il fatturato, su base netta, della divisione AWS, balzato del 27% su base annua a $20,5 miliardi, livello tuttavia inferiore ai $21 miliardi previsti. L’utile operativo di Amazon si è attestato a $2,53 miliardi, scivolando del 48% su base annua, al di sotto dei $3,11 miliardi previsti. A deludere è stata anche la guidance sul quarto trimestre annunciata dal gruppo. Il gigante fondato da Jeff Bezos prevede un fatturato compreso tra $140 e $148 miliardi, corrispondente a un tasso di crescita annuo tra il 2% e l’8%. Gli analisti intervistati da Refinitiv avevano stimato invece un fatturato superiore, pari a $155,15 miliardi.
I conti di Amazon seguono quelli di Meta Platforms, che hanno messo in evidenza un utile netto crollato del 52%, un fatturato migliore delle attese ma in calo, e una guidance deludente, che ha alimentato i dubbi sul sogno metaverso del ceo del gruppo, Mark Zuckerberg.
Il titolo Meta è crollato ieri di oltre il 24%. Le vendite sui titoli sono state tali che, unite a quelle delle settimane e dei mesi precedenti, hanno portato il valore di mercato dell’ex Facebook – che 16 mesi fa aveva superato per la prima volta la soglia di $1 trilione, entrando nell’Olimpo delle mega-cap Apple, Microsoft, Alphabet e Amazon – a scendere al di sotto di quello di Home Depot, e a viaggiare a un livello poco più alto rispetto a quelli di Pfizer e Coca-Cola. Oggi le quotazioni di Meta tentano la ripresa, salendo del 2% circa.
Ieri, dopo la fine della sessione a Wall Street, ha pubblicato i propri conti anche Apple. Gli utili e il fatturato hanno battuto le attese degli analisti. Tuttavia, il fatturato di alcuni segmenti core del business del colosso dell’iPhone si sono confermati inferiori alle attese. Il titolo Apple riporta tuttavia un’ottima performance a Wall Street, balzando di oltre il 4%.
Oltre alle Big Tech oggi è protagonista il completamento dell’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk, numero uno di Tesla. Musk, che ha già aggiornato il suo profilo su Twitter, definendosi “Chief Twit”, ha twittato: “The bird is freed”, lasciando intendere che il social media “è stato liberato”.
Secondo quanto riportato da alcune fonti Usa, Musk ha licenziato sul posto il ceo Parag Agrawal, il direttore finanziario Ned Segal e il responsabile degli affari legali Vijaya Gadde, dopo averli accusati tutti, nei mesi precedenti, di aver ingannato lui e altri investitori sul numero degli account fake del social media. Il titolo Twitter è stato sospeso dalle contrattazioni di Wall Street della sessione odierna.
Le quotazioni hanno incassato un rialzo di quasi il 65% dal minimo in quattro mesi testato a luglio. L’accordo di acquisizione di Twitter ha un valore totale di 44 miliardi di dollari, $54,20 per ogni azione TWTR. Tesla arretra dell’1,5% circa.
Ieri il Dow Jones Industrial Average è salito di 194,17 punti, o dello 0,6%, a 32.033,28 punti, riportando la quinta sessione consecutiva di rialzi. Lo S&P 500 ha chiuso in ribasso dello 0,6% a 3.807,30 e il Nasdaq Composite è arretrato dell’1,6% a 10.792,68.
Il bilancio della settimana è prevalentemente positivo per gli indici Usa, con il Dow Jones e lo S&P 500 orientati a chiudere in rialzo su base settimanale del 4% e del 2% e il Nasdaq, vittima dei sell off che hanno colpito le Big Tech Usa, in lieve flessione.
Attenzione oggi anche alle Big Tech cinesi quotate sia a Hong Kong che a New York, dopo il bagno di sangue andato di scena a Hong Kong:
Tencent ha perso più del 5%, Meituan è precipitata di oltre l’8%; smobilizzi scatenati superiori al 5% anche su Xiaomi e Alibaba.
Il titolo del produttore cinese di auto elettriche EV Xpeng è crollato di oltre il 14%. Li Auto ha sofferto un tonfo superiore a -11%.
La borsa di Hong Kong è scivolata del 3,66%, dopo aver perso durante la sessione più del 4%, precipitando ai nuovi minimi dal 2009, sulla scia dei timori legati al mondo dell’hi-tech globale e scontando, anche in questo caso, il capitombolo di Amazon.
Ma le azioni cinesi in particolare hanno scontato le parole del sottosegretario al Commercio Usa Alan Estevez, che ha anticipato il raggiungimento di un accordo tra gli Stati Uniti e gli alleati per porre limitazioni alle esportazioni di semiconduttori verso la Cina.