Wall Street: si smonta del tutto euforia post Fed. Futures in calo, investitori riflettono su messaggio Powell
Si smorza del tutto l’euforia su Wall Street provocata dalle parole proferite ieri dal presidente della Fed, Jerome Powell, con un discorso al Brookings Institute.
Powell ha detto ciò che i mercati speravano, parlando della possibilità che la Fed alzi i tassi in modo inferiore rispetto a quanto fatto finora, già a partire dalla riunione di dicembre del Fomc, in calendario i prossimi 13 e 14 dicembre. Boom di buy a Wall Street: l’indice S&P 500 ha guadagnato 122 punti, +3,1% a 4.084, posizionandosi al di sopra della media mobile in 200 giorni per la prima volta dallo scorso aprile. Il Nasdaq è volato del 4,4%, a 11.468 punti, mentre il Dow Jones è schizzato di oltre 700 punti (+2,18%), a quota 34.589,77.
Ma ora, alle 12.30 circa ora italiana, i futures sul Dow Jones scendono dello 0,18%, i futures sul Nasdaq arretrano dello 0,27%, i futures sullo S&P 500 cedono lo 0,10%
La prospettiva di una stretta monetaria inferiore a quelle precedenti di 75 punti base ha scatenato gli acquisti anche sui Treasuries Usa, con i rendimenti che hanno puntato verso il basso. I rendimenti dei Treasuries Usa continuano a scendere con quelli decennali che arretrano al 3,609%. La prospettiva di una Fed meno hawkish è stata prezzata anche dal dollaro Usa, che ha fatto un forte dietrofront, portando l’euro a salire a $1,0441.
“Ha senso moderare il ritmo dei rialzi dei tassi di interesse”, ha detto Powell, aprendo alla possibilità di un’entità minore delle strette monetarie già a partire dalla riunione di dicembre.
Powell ha parlato di “progressi significativi” che la Fed ha compiuto “nel rendere la politica (monetaria) sufficientemente restrittiva”.
Ma “c’è ancora del lavoro da fare” ed “è probabile che ci sia il bisogno di mantenere la politica restrittiva per ancora un po’ di tempo”, al fine di combattere l’inflazione.
D’altronde, “la storia lancia un forte avvertimento sul rischio di allentare la politica monetaria in modo prematuro”, ha spiegato Jerome Powell, facendo notare che “abbiamo un lungo lavoro da fare per ripristinare la stabilità dei prezzi”.
Insomma: “Ci vorranno molte altre prove perchè si possa essere tranquilli sul fatto che l’inflazione stia davvero scendendo – ha detto il timoniere della Fed – In base a ogni standard, l’inflazione rimane troppo alta”.
Di fatto, non mancano gli economisti che mettono in guardia gli investitori, ricordando che il fatto che l’entità delle strette rallenti non esclude la determinazione di Powell di puntare a un tasso terminale più elevato rispetto a quanto lui stesso aveva previsto in precedenza, nella sua lotta contro l’inflazione.
Il banchiere centrale ha confermato la sua view, secondo cui i tassi sui fed funds saliranno probabilmente fino al 5% se non oltre.
Powell ha anche ripetuto che una recessione potrebbe essere necessaria per far scendere i prezzi, e che un “soft landing” è ancora possibile. Su questo punto, non tutti sono d’accordo: alcuni temono infatti un hard landing, dunque una grave recessione.
Tra i titoli più attivi in premercato, Salesforce, la società di cloud computing: le quotazioni scendono del 6,5% dopo la notizia relativa alle dimissioni del co-amministratore delegato Bret Taylor. Giù anche Snowflake (anch’essa società di cloud), in flessione del 5,7% circa dopo aver fornito una guidance sul fatturato che non ha convinto i mercati.