Wall Street in calo in attesa esito elezioni midterm Usa. Meta vola +6% dopo annuncio mega tagli, incubo Disney (-10%)
Wall Street punta verso il basso, in un momento in cui l’esito delle elezioni midterm Usa risulta ancora poco chiaro.
Dalle prime indicazioni, emerge che i repubblicani, così come da attese, prenderanno il controllo della Camera dei Rappresentanti. E’ testa a testa tra Repubblicani e Democratici, invece, al Senato.
Su come si sta evolvendo la situazione, un commento arriva da Maria Municchi, gestore di M&G (Lux) Sustainable Allocation Fund, M&G Investments.
Municchi scrive in una nota che “le elezioni di midterm negli Stati Uniti sembrano volerci tenere con il fiato sospeso fino all’ultimo, soprattutto per quanto riguarda il Senato, dove i democratici detengono una maggioranza risicata e potenzialmente fragile”.
Il gestore di M&G Investments sottolinea che “lo stato dell’economia statunitense è in primo piano nella mente della maggior parte degli elettori, in particolare la corsa dei prezzi al consumo e il rischio di una recessione”.
In questo contesto, “se i repubblicani conquistano una o entrambe le camere del Congresso, potremmo entrare in un periodo di inazione legislativa su questioni importanti come la tassazione, le misure di stimolo e il tetto del debito. Un risultato del genere potrebbe dare alla Fed una maggiore influenza sulla politica economica in un momento critico per il Paese”. In ogni caso, secondo Manucchi, “la volatilità del mercato legata all’esito delle elezioni sarà limitata”.
A suo avviso “gli investitori si concentreranno maggiormente sui dati dell’inflazione statunitense, e in particolare su eventuali segnali di allontanamento dell’inflazione rispetto alle attese. Ci aspettiamo una conferma della tendenza al ribasso e la valutazione delle aree in cui l’inflazione rimane più stabile, a conferma del recente messaggio della Fed”.
Dai primi risultati che arrivano dalle elezioni midterm Usa, che si sono tenute ieri, martedì 8 novembre, emerge che quella ondata rossa pronosticata – ovvero una grande vittoria dei Repubblicani -non sembra essersi materializzata, mentre l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha preannunciato l’arrivo di “un grandissimo annuncio il prossimo martedì 15 novembre”, già parla di brogli: “Sta accadendo la stessa cosa che successe nel 2020 con i brogli elettorali?”, ha chiesto e si è chiesto Trump, lanciando il messaggio dalla sua piattaforma social Truth.
Oltre che alle elezioni midterm Usa gli investitori guardano alle due grandi notizie arrivate dal fronte della corporate America: tonfo di Disney, che scivola di oltre l’8% dopo aver pubblicato i conti del quarto trimestre fiscale, che si sono confermati peggiori delle attese.
Protagonista ancora Elon Musk, ceo di Tesla e ora anche di Twitter: dalla documentazione depositata presso la Sec, è emerso nelle ultime ore che Musk ha venduto altre azioni Tesla per un valore di almeno $3,95 miliardi dopo aver completato la sua acquisizione di Twitter.
Le azioni vendute dal numero uno del produttore di auto elettriche sono state 19,5 milioni. Nel 2021, Musk aveva venduto quasi $22 miliardi di azioni Tesla: in quell’anno, i titoli del colosso EV balzarono di oltre il 50%. Quest’anno, il nuovo proprietario di Twitter ha venduto più di $8 miliardi di azioni Tesla ad aprile e circa $7 miliardi di azioni ad agosto. Il titolo registra una perdita dello 0,80% circa.
Rally invece per Meta, che scatta di oltre il 6% dopo l’annuncio dei maxi licenziamenti arrivato dal ceo Mark Zuckerberg. Meta sta già mettendo alla porta il 13% del suo staff, ovvero più di 11.000 dipendenti.
Zuckerberg, sotto i riflettori con la sua ansia metaverso, responsabile tra l’altro secondo diversi strategist del tonfo del titolo Meta (oltre -70% da inizio anno), ha dato la notizia con una lettera inviata ai dipendenti.
Ieri Wall Street, nel giorno dell’Election Day, appunto delle elezioni midterm Usa, ha chiuso la sessione positiva, con il Dow Jones scattato di oltre 333 punti (+1,02%), lo S&P 500 salito dello 0,56% e il Nasdaq in rialzo dello 0,49%.
“La reazione dei mercati finanziari a una eventuale vittoria dei Repubblicani dovrebbe essere debole, visto che l’esito alla Camera di una loro vittoria è già ampiamente atteso, e il risultato del Senato farebbe meno differenza nel caso in cui i Repubblicani controllassero la Camera – ha commentato Jan Hatzius di Goldman Sachs in una nota – Una vittoria dei democratici alla Camera e al Senato peserebbe invece probabilmente sulle azioni, in quanto i partecipanti al mercato potrebbero anticipare un aumento ulteriore delle tasse in capo alle aziende”.
Focus anche sulla nota di Michael Wilson di Morgan Stanley Investors, tra i top strategist dell’alto mondo della finanza mondiale a cui va riconosciuto il merito di aver profetizzato il collasso di quest’anno di Wall Street.
Con i sondaggi che indicano che le elezioni midterm Usa inaugureranno la vittoria dei Repubblicani in almeno uno delle due camere del Congresso, Wilson ritiene che un esito del genere potrebbe fare da assist a un mercato caratterizzato da rendimenti dei Treasuries più bassi e da prezzi delle azioni più elevati: binomio che garantirebbe la prosecuzione del rally attuale di mercato orso. (bear-market rally).
Wilson ha tuttavia avvertito, insieme al team degli strategist di Morgan Stanley, che, prima dei risultati ufficiali delle elezioni, che saranno conosciuti soltanto nei prossimi giorni, considerata anche l’attesa per la pubblicazione, nella giornata di giovedì 10 novembre, del dato sull’inflazione misurata dal CPI (indice prezzi al consumo), i mercati dovrebbero far fronte a una volatilità di breve termine.
L’ansia per la pubblicazione del dato sull’inflazione Usa è alta, visto che trader e investitori si stanno chiedendo se la Fed di Jerome Powell annuncerà a dicembre una stretta magari inferiore a quella di 75 punti base che è stata varata la scorsa settimana per la quarta volta consecutiva.
Si spera in rialzi dei tassi meno aggressivi dopo che, lo scorso 2 novembre, la Fed ha alzato i tassi di 75 punti base, portandoli al nuovo range compreso tra il 3,75% e il 4%, valore record dal 2008.
Sul mercato del reddito fisso, i tassi dei Treasuries a 10 anni salgono al 4,14%, mentre i tassi a due anni sono poco mossi al 4,674%.