Wall Street giù. Timori inflazione-tassi Fed fanno scattare rendimenti Treasuries Usa
Wall Street negativa, sulla scia della paura inflazione-rialzo tassi da parte della Fed di Jerome Powell rinfocolata dalla pubblicazione, venerdì scorso, del report occupazionale Usa di gennaio, fin troppo solido.
I timori assillano anche il mercato del reddito fisso. I tassi dei Treasuries Usa a 10 anni scattano di 10 punti base al 3,632%, mentre i tassi a due anni schizzano di 12 punti base, fino al 4,424%
Alle 15.35 ora italiana, il Dow Jones scende dello 0,25%, lo S&P 500 arretrano dello 0,45%, mentre il Nasdaq cede lo 0,33%.
Gli analisti giustificano il trend in parte con il fenomeno delle prese di profitto, dopo i forti guadagni che hanno portato l’indice S&P 500 a scattare di oltre il 7% dall’inizio del 2023 e il Nasdaq Composite a guadagnare per cinque settimane consecutive.
E’ attesa sui mercati per il discorso che il presidente della Federal Reserve Jerome Powell proferirà domani, martedì 7 febbraio, all’Economic Club di Washington.
La scorsa settimana, sono state proprio le parole di Powell a scatenare gli acquisti su Wall Street, con gli investitori che hanno dato una interpretazione dovish alle sue dichiarazioni.
I buy sui mercati hanno fatto dietrofront con la pubblicazione, venerdì scorso, del rapporto no-farm payrolls.
Dal report occupazione Usa è emerso che l’economia degli Stati Uniti ha creato il mese scorso ben 517.000 nuovi posti di lavoro, ben oltre la crescita di 185.000 nuove buste paga attesa dal consensus, e a un ritmo molto più forte anche rispetto ai 223.000 nuovi posti di lavoro creati a dicembre.
Non solo. Il tasso di disoccupazione è sceso dal 3,5% di dicembre al 3,4%, rispetto al rialzo al 3,6% previsto.
Occhio alla componente salari, attentamente monitorata in quanto parametro cruciale che misura il trend dell’inflazione.
A gennaio i salari medi orari sono saliti dello 0,3% su base mensile, come da attese. Su base annua, la crescita è stata tuttavia del 4,4%, rispetto al +4,3% previsto. Il rallentamento rispetto al +4,6% di dicembre, comunque, c’è stato.
La scorsa settimana, mercoledì 1° febbraio, il Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed guidata da Jerome Powell, ha annunciato di aver alzato i tassi di interesse Usa di 25 punti base, al nuovo range compreso tra il 4,5% e il 4,75%, record dall’ottobre del 2007.
Il ritorno della paura di una Fed più hawkish scatenato dai numeri relativi al mercato del lavoro Usa ha abbattuto lo scorso venerdì gli indici azionari:
lo S&P 500 è sceso dell’1,04% a 4.136,48; il Nasdaq Composite è scivolato dell’1,59% a 12.006,95 punti, mentre il Dow Jones Industrial Average è sceso di 127,93 punti (-0,38%), a 33.926,01.
Guardando al trend su base settimanale, il Dow Jones è stato l’unico tra i principali indici azionari Usa a chiudere in rosso, scendendo dello 0,15%.
Lo S&P 500 e il Nasdaq hanno incassato invece guadagni settimanali rispettivamente dell’1,62% e del 3,31%.
Dall’inizio del 2023, il Dow Jones è l’indice che è salito al ritmo più contenuto, pari a +2,35%, anche se viaggia a un valore inferiore di appena il 5,3% rispetto al suo record di sempre. Lo S&P 500 è invece lontano del 10,8% dal suo massimo assoluto e il Nasdaq del 18,02%.