Wall Street giù: dal mercato lavoro Usa l’ok a rialzi tassi aggressivi Fed. Rendimenti Treasuries 2y oltre il 3,10%
Wall Street in ribasso dopo la pubblicazione del report sull’occupazione Usa di giugno, che ha messo in evidenza una crescita di 372.000 nuovi posti di lavoro, a fronte di un tasso di disoccupazione che è rimasto invariato al 3,6%.
La crescita dell’occupazione è stata decisamente più forte di quanto atteso dagli analisti: sia gli economisti di Goldman Sachs che il consensus avevano previsto un aumento di nuovi posti di lavoro di 250.000 unità, inferiore all’aumento delle payrolls di 390.000 del mese di maggio (numero che è stato rivisto al ribasso, a +384.000 unità).
E invece ancora una volta il mercato del lavoro Usa ha mostrato tutta la sua solidità, fattore che non dovrebbe a questo punto frenare la Fed di Jerome Powell dal continuare ad alzare i tassi in modo aggressivo.
Attesa per la riunione del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, dei prossimi 26-27 luglio: si rafforza la view di un nuovo rialzo dei tassi di 75 punti base, visto che l’economia Usa non sta dando, almeno riguardo al fronte occupazionale, alcun segnale di cedimento, e considerata l’intenzione di Powell & Co di rallentare la crescita dell’economia per abbattere l’inflazione galoppante.
E’ vero che l’aumento dei salari su base annua a giugno ha rallentato il passo, dal 5,3% precedente al 5,1%. Ma per la Fed è cruciale che i mercati credano nella sua determinazione a sconfiggere il boom delle pressioni inflazionistiche.
E così, poco dopo l’avvio della giornata di contrattazioni a Wall Street, il Dow Jones cede lo 0,24%; lo S&P 500 arretra dello 0,48%, mentre il Nasdaq fa peggio con una flessione dello 0,82%.
I tassi sui Treasuries a 10 anni hanno riagguantato la soglia del 3%, salendo fino al 3,07% dopo la pubblicazione del report sull’occupazione Usa, per poi smorzare i rialzi al 3,05% circa.
Protagonista di questa settimana la curva dei rendimenti Usa, che si è invertita nel tratto 2-10 anni.
I tassi dei Treasuries a due anni confermano l’inversione attestandosi a un valore superiore rispetto a quelli dei 10 anni, al 3,105%.
L’inversione della curva dei rendimenti nel tratto 2-10 anni è nota per essere considerata segnale che anticipa l’arrivo di una recessione, anche se diversi sono gli economisti che hanno cercato di sfatare la correlazione.
L’ultima volta che la curva dei rendimenti si è invertita è stata a giugno, seppur per una breve durata. L’inversione si era manifestata già nella sessione del 31 marzo scorso.
In questa settimana caratterizzata dalla chiusura della borsa Usa di lunedì scorso, a causa della festività nazionale del 4 luglio, l’indice S&P 500 è salito del 2% circa. Il listino si appresta a chiudere la seconda settimana in territorio positivo delle ultime tre. Il Dow Jones Industrial Average ha incassato appena lo 0,92%, mentre il Nasdaq Composite ha fatto meglio del mercato, con un rally del 4,4% su base settimanale. Anche in questo caso gli indici si avviano a chiudere la loro seconda settimana consecutiva delle ultime tre.
Ieri sessione positiva per Wall Street, con il Dow Jones Industrial Average in rialzo di 346,87 punti, +1,12%, a 31,384.55. Lo S&P 500 è salito dell’1,5% a 3.902,62, mentre il Nasdaq Composite è balzato del 2,28% a 11.621,35.
Tra i titoli protagonisti della seduta odierna c’è Twitter, in ribasso di quasi -4% dopo le indiscrezioni riportate dal Washington Post, secondo cui l’accordo di vendita a Elon Musk, fondatore e numero uno di Tesla, sarebbe a rischio. Il deal era stato dato già in forse, dopo le critiche e pressioni da parte di Musk per avere il numero esatto degli account fake e delle spam del social network.
Nelle ultime ore il Post, citando una fonte vicina al dossier, ha riferito che il team di Musk avrebbe interrotto i negoziati con eventuali finanziatori per raccogliere i fondi necessari all’acquisto di Twitter, stabiliti in base all’intesa raggiunta tra le controparti a 44 miliardi di dollari.
In calo anche il titolo della meme stock GameStop, dopo il boom della vigilia, che lo ha portato a schizzare del 15%. A sostenere le quotazioni del titolo è stata la notizia dell’ok, da parte del board, all’operazione di split azionario 4 a 1.
Oggi le notizie sono invece altre: Gamestop ha licenziato il suo CFO, direttore finanziario, Mike Recupero, dopo appena un anno, motivando la decisione con il fatto che il dirigente “non dispone della cultura giusta per poter essere considerato adatto” alla posizione. Il siluramento è stato deciso dal presidente di GameStop, Ryan Cohen, secondo alcune fonti interpellate dal sito della CNBC.
Sarà Diana Jajeh, fino a oggi responsabile contabilità del gruppo, ad assumere la carica di CFO, beneficiando di uno stipendio annuale di 200.000 dollari, in base a quanto risulta dalla documentazione depositata presso la Sec. Dai documenti si legge anche che la neo CFO Jajeh avrà il diritto di percepire un bonus che ammonta a livello aggregato a $1.965.000.
Notizia nera invece per i dipendenti di GameStop, visto che la società ha deciso di procedere a diversi tagli della sua forza lavoro, nell’ambito di un piano ambizioso di rilancio del gruppo retailer attivo nel settore dei videogame.
Le quotazioni dell’azienda sono capitolate fino a -6% a Wall Street, dopo il rally superiore a +15% della vigilia, che ha portato il titolo a $135,12, per una capitalizzazione di mercato della società che ammonta a $10,29 miliardi.