Wall Street: futures virano in rosso, scatta l’ansia tassi Fed. Prosegue boom rendimenti Treasuries a valori record
A Wall Street i futures sui principali indici azionari Usa fanno dietrofront, dopo la performance positiva della borsa di New York nella sessione della vigilia. Ieri il Dow Jones Industrial Average ha chiuso in rialzo di 197,26 punti (+0,64%), a 31.019,68. Lo S&P 500 è balzato dello 0,69% a quota 3.899,89 e il Nasdaq Composite ha guadagnato lo 0,76% a 11.535,02. Alle 12.10 circa ora italiana, i futures sul Dow Jones perdono più di 100 punti (-0,34%); i futures sullo S&P 500 scendono dello 0,42% e i futures sul Nasdaq fanno peggio, cedendo lo 0,53%.
Torna l’ansia per l’annuncio sui tassi Usa da parte della Fed.
Il Fomc, il braccio di politica monetaria della Federal Reserve, si riunirà nella giornata di oggi per annunciare la sua decisione sui tassi sui fed funds domani, mercoledì 21 settembre.
I trader scommettono su una stretta monetaria da parte della Fed di Powell di 75 punti base, per la terza volta consecutiva, al fine di scongiurare ulteriori impennate dell’inflazione.
Lo scorso 27 luglio la Fed ha alzato i tassi sui fed funds di 75 punti base, per la seconda volta consecutiva, a conferma della sua lotta contro l’inflazione galoppante negli Stati Uniti.
Con il suo secondo rialzo consecutivo di 75 punti base, Powell & Co hanno portato i tassi sui fed funds Usa nel nuovo range compreso tra il 2,25% e il 2,5%, al record dalla fine del 2018.
Nel prezzare una Fed determinata a combattere contro l’inflazione con strette monetarie aggressive, i rendimenti dei Treasuries Usa hanno testato nuovi valori record. Quelli a 10 anni hanno superato la soglia del 3,5%, posizionandosi al record degli ultimi 11 anni.
La Cnbc riporta il commento di Angelo Kourkafas, strategist per gli investmenti di Edward Jones: “Il momentum sui mercati azionari va verso il basso…Fino a quando i dati sull’inflazione non mostreranno un dietrofront, sarà difficile riuscire a ribaltare le elevate incertezza e volatilità a cui stiamo assistendo”.
Riferendosi allo shock provocato dall’indice dei prezzi al consumo Usa relativo al mese di agosto, Kourkafas ha sottolineato che “la scorsa settimana è stato fatto un grande lavoro nel resettare le aspettative” sui tassi. E non mancano gli analisti che ritengono, per questo motivo, che la Fed di Jerome Powell potrebbe alzare i tassi anche di 100 punti base nella giornata di domani.
La prospettiva di una Fed determinata ad andare avanti nel suo percorso di rialzo dei tassi continua a essere scontata, oltre che dalla borsa Usa, anche dal mercato dei Treasuries Usa:
i rendimenti a due anni, quelli più sensibili alle decisioni di politica monetaria della Fed, continuano a puntare verso i nuovi record dal 2007, volando oggi di 9 punti base, fino al 3,949%.
Nuova fiammata anche per i tassi dei Treasuries a 10 anni, schizzati fino al 3,518%, al valore record dall’aprile del 2011, ovvero in 11 anni, per poi limare i guadagni e tornare attorno al 3,49%.
L’incubo inflazione negli States è tornato la scorsa settimana con la pubblicazione dell’indice dei prezzi al consumo.
A conferma di come l’inflazione stia diventando sempre più radicata nell’economia Usa, e non dipenda solo dai prezzi energetici (che di fatto nel mese hanno puntato verso il basso), l’inflazione core degli Stati Uniti si è rafforzata nel mese di agosto.
L’inflazione headline degli Stati Uniti è rallentata al ritmo annuo dell’8,3%, rispetto al +8,5% di luglio. L’indebolimento dell’indice CPI è avvenuto tuttavia a un ritmo inferiore rispetto a quanto atteso dal consensus degli analisti, che avevano previsto un aumento pari a +8,1%.
Su base mensile l’inflazione headline è salita inoltre dello 0,1%, rafforzandosi rispetto al dato invariato di luglio, e confermando una crescita superiore, anche in questo caso, alle stime, che erano per un calo dello 0,1%.
Guardando all’inflazione core, quella che ha alimentato ulteriormente i timori degli investitori, in questo caso il trend di agosto è stato di un balzo del 6,3% su base annua, oltre +5,9% di luglio, e superiore anche al +6,1% stimato; su base mensile, l’indice CPI core è salito dello 0,6%, oltre il +0,3% stimato e il doppio rispetto al precedente +0,3% di luglio.
I numeri hanno affossato la speranza che l’inflazione degli Stati Uniti abbia toccato il picco, alimentando così il timore che la Fed di Jerome Powell continui nel suo percorso di rialzi dei tassi aggressivi.