Wall Street: futures Usa poco mossi, rendimenti Treasuries giù. Ansia per l’Inflation Day
Futures Usa poco mossi dopo la terza sessione consecutiva di guadagni per l’indice Nasdaq. Alle 13.45 circa ora italiana, i futures incassano rialzi che vanno dal +0,12% al +0,18%.
Ieri il listino tecnologico Nasdaq Composite è salito dell’1,01%. Bene anche lo S&P 500 e il Dow Jones, che hanno chiuso rispettivamente in rialzo dello 0,70% e dello 0,56%, confermando il trend positivo di Wall Street dall’inizio dell’anno 2023.
Apple sotto i riflettori dopo le indiscrezioni di Bloomberg, secondo cui il colosso dell’iPhone inizierà a produrre i propri schermi per i suoi dispositivi elettronici a partire dal 2024.
In Asia sono scesi i titoli di alcune società fornitrici del gigante americano. Il titolo Apple in premercato a Wall Street è piatto.
In generale, il sentiment volge dall’euforia di inizio anno a una maggiore cautela. Intervistato dalla Cnbc Matthew Palazzolo, senior investment strategist presso Bernstein Private Wealth Management, ha fatto notare che “cercare di capire il momento in cui la Fed inizierà a tagliare i tassi sarà difficile”.
“Ci sono prove che dimostrano che, quando la Fed inizia a tagliare i tassi, i mercati migliorano – ha continuato lo strategist – Ma, a prescindere se ciò accadrà nel 2024 o verso la fine del 2023, almeno in questo momento la situazione è davvero troppo difficile”.
Un assist ai mercati, in attesa dell’Inflation Day di domani, arriva dal trend dei rendimenti dei Treasuries: i tassi dei Treasuries Usa a 10 anni scendono al 3,576% mentre quelli dei Treasuries a 2 anni calano al 4,22%.
Domani giovedì 12 gennaio sarà una giornata cruciale per Wall Street: dal fronte macro Usa verrà reso noto infatti l’indice dei prezzi al consumo di dicembre, che darà importanti indicazioni sul trend dell’inflazione negli Stati Uniti, fornendo anche qualche segnale sulle possibili prossime mosse della Fed di Jerome Powell.
Gli economisti intervistati da Bloomberg prevedono un indice dei prezzi al consumo CPI headline in crescita del 6,6% su base annua, rispetto al +7,1% di novembre, e un trend su base mensile praticamente piatto.
Il CPI core è atteso anch’esso in rallentamento su base annua, in rialzo del 5,7% a dicembre dopo il 6% di dicembre. Su base mensile, la componente core dell’indice dei prezzi al consumo Usa è attesa invece in rafforzamento dello 0,3%, dopo il +0,2% di novembre.
L’entusiasmo degli investitori è stato frenato nei giorni scorsi dalle dichiarazioni di alcuni esponenti della Fed.
La presidente della Fed di San Francisco Mary Daly ha detto di ritenere che la Federal Reserve alzerà i tassi sui fed funds fino a oltre il 5%, mentre il presidente della Fed di Atlanta Raphael Bostic ha sottolineato che, a suo avviso, la la banca centrale americana guidata da Jerome Powell dovrebbe alzare i tassi al di sopra della soglia del 5% entro l’inizio del secondo trimestre di quest’anno, per mantenerli poi a quel livello “per un periodo lungo di tempo”.
Ieri a parlare è stato anche il presidente della Fed Jerome Powell: in un discorso sull’indipendenza della banca centrale americana, proferito a Stoccolma, Svezia, in occasione del Symposium on Central Bank Independence, Powell ha rimarcato che un’inflazione stabile è il fondamento di una economia in buone condizioni di salute.
Il numero uno della Banca centrale americana ha sottolineato anche che il perseguimento di questo obiettivo può richiedere alle istituzioni di adottare misure (come il rialzo dei tassi) che sono necessarie, ma non popolari.