Wall Street: futures Nasdaq pagano effetto Amazon, in calo di oltre -1,2%. Attenzione a tensioni Usa-Cina: panico Big Tech a Hong Kong
Effetto Amazon sull’azionario globale. Il tonfo del titolo successivo alla pubblicazione dei conti del III trimestre da parte del colosso dell’e-commerce Usa alimenta i timori sul futuro delle Big Tech Usa, dopo l’alert della vigilia confermato dal crollo di Meta Platforms-ex Facebook.
Alle 12 circa ora italiana, i futures sul Dow Jones arretrano dello 0,26%, quelli sullo S&P 500 perdono lo 0,77%, mentre quelli sul Nasdaq scivolano di oltre l’1,2%.
Le quotazioni di Amazon sono scivolate fino a -20% dopo la pubblicazione di un bilancio che ha messo in evidenza un eps migliore delle attese ma un fatturato deludente. Per la precisione, l’utile per azione di Amazon si è attestato a 28 centesimi, battendo le stime di 22 centesimi. Le vendite nette sono ammontate a $127,10 miliardi, in rialzo su base annua del 15% y/y, ma al di sotto dei $127,64 miliardi attesi.
Deludente anche il fatturato, su base netta, della divisione AWS, balzato del 27% su base annua a $20,5 miliardi, livello tuttavia inferiore ai $21 miliardi previsti.
L’utile operativo di Amazon si è attestato a $2,53 miliardi, scivolando del 48% su base annua, al di sotto dei $3,11 miliardi previsti.
A deludere è stata anche la guidance sul quarto trimestre annunciata da Amazon.
Il gigante fondato da Jeff Bezos prevede un fatturato compreso tra $140 e $148 miliardi, corrispondente a un tasso di crescita annuo tra il 2% e l’8%. Gli analisti intervistati da Refinitiv avevano stimato invece un fatturato superiore, pari a $155,15 miliardi.
I conti di Amazon seguono quelli di Meta Platforms, che hanno messo in evidenza un utile netto crollato del 52%, un fatturato migliore delle attese ma in calo, e una guidance deludente, che ha alimentato i dubbi sul sogno metaverso del ceo del gruppo, Mark Zuckerberg.
Il titolo Meta è crollato ieri di oltre il 24% (in premercato segna un lieve ribasso). Le vendite sui titoli sono state tali che, unite a quelle delle settimane e dei mesi precedenti, hanno portato il valore di mercato dell’ex Facebook – che 16 mesi fa aveva superato per la prima volta la soglia di $1 trilione, entrando nell’Olimpo delle mega-cap Apple, Microsoft, Alphabet e Amazon – a scendere al di sotto di quello di Home Depot, poco più alto rispetto a quelli di Pfizer e Coca-Cola.
Ieri, dopo la fine della sessione a Wall Street, ha pubblicato i propri conti anche Apple. Gli utili e il fatturato hanno battuto le attese degli analisti. Tuttavia, il fatturato di alcuni segmenti core del business del colosso dell’iPhone si sono confermati inferiori alle attese. Il titolo Apple è riuscito comunque a incassare un guadagno dell’1% nelle contrattazioni afterhours di Wall Street, anche se ora, in premercato, smorza i rialzi.
Oltre alle Big Tech oggi è protagonista il completamento dell’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk, numero uno di Tesla.
Musk, che ha già aggiornato il suo profilo su Twitter, definendosi ora “Chief Twit”, ha twittato: “The bird is freed”, lasciando intendere che il social media “è stato liberato”.
Secondo quanto riportato da alcune fonti Usa, Musk ha licenziato sul posto il ceo Parag Agrawal, il ceo direttore finanziario Ned Segal il responsabile degli affari legali Vijaya Gadde, dopo averli accusati tutti, nei mesi precedenti, di aver ingannato lui e altri investitori sul numero degli account fake del social media. Il titolo Twitter è stato sospeso dalle contrattazioni di Wall Street della sessione odierna.
Le quotazioni hanno incassato un rialzo di quasi il 65% dal minimo in quattro mesi testato a luglio. L’accordo di acquisizione di Twitter ha un valore totale di 44 miliardi di dollari, $54,20 per ogni azione TWTR. In premercato Tesla arretra dell’1,5% circa.
Ieri il Dow Jones Industrial Average è salito di 194,17 punti, o dello 0,6%, a 32.033,28 punti, riportando la quinta sessione consecutiva di rialzi. Lo S&P 500 ha chiuso in ribasso dello 0,6% a 3.807,30 e il Nasdaq Composite è arretrato dell’1,6% a 10.792,68.
Il bilancio della settimana è tuttavia prevalentemente positivo per gli indici Usa, con il Dow Jones e lo S&P 500 orientati a chiudere in rialzo su base settimanale del 3% e dell’1,5% e il Nasdaq, vittima dei sell off che hanno colpito le Big Tech Usa, in lieve flessione.
Attenzione oggi anche alle Big Tech cinesi quotate sia a Hong Kong che a New York, dopo il bagno di sangue andato di scena a Hong Kong:
Tencent ha perso più del 5%, Meituan è precipitata di oltre l’8%; smobilizzi scatenati superiori al 5% anche su Xiaomi e Alibaba.
Il titolo del produttore cinese di auto elettriche EV Xpeng è crollato di oltre il 14%. Li Auto ha sofferto un tonfo superiore a -11%.
La borsa di Hong Kong è scivolata del 3,66%, dopo aver perso durante la sessione più del 4%, precipitando ai nuovi minimi dal 2009, sulla scia dei timori legati al mondo dell’hi-tech globale e scontando, anche in questo caso, il capitombolo di Amazon. Ma le azioni cinesi in particolare hanno scontato le parole del sottosegretario al Commercio Usa Alan Estevez, che ha anticipato il raggiungimento di un accordo tra gli Stati Uniti e gli alleati per porre limitazioni alle esportazioni di semiconduttori verso la Cina.
Attesa oggi per la pubblicazione in Usa del parametro preferito dalla Fed per monitorare il trend dell’inflazione, ovvero il PCE core, reso noto con la pubblicazione del dato relativo alle spese per consumi e i redditi personali. Il mercato spera in uno rallentamento in vista dell’imminente meeting del Fomc, il braccio di politica monetaria della Federal Reserve, in calendario nei due giorni 1-2 novembre. Il consensus prevede il quarto rialzo consecutivo dei tassi di 75 punti base, volto a frenare l’inflazione Usa, dal range attuale compreso tra il 3% e il 3,25%.