Wall Street futures deboli post sell off in attesa Powell. Le brutte sorprese su inflazione e Pil Usa dagli ultimi dati macro
Futures Usa sotto pressione, confermano il trend negativo della sessione di ieri, quando Wall Street è stata colpita da forti sell off.
Tentativo di ripresa fallito per la borsa Usa, quello della vigilia, con il Dow Jones Industrial Average capitolato di 491,27 punti (-1,56%), a 30.946,99. Lo S&P 500 ha ceduto il 2,01% a 3.821,55, mentre il Nasdaq Composite ha fatto peggio, capitolando del 3% a 11.181,54.
Gli indici azionari Usa si apprestano a chiudere il secondo trimestre dell’anno e dunque il primo semestre del 2022 con una performance decisamente negativa.
Lo S&P 500 ha perso da inizio anno il 20% circa, orientato a concludere così i primi sei mesi dell’anno con il trend peggiore dal 1970, quando la perdita per l’indice benchmark fu pari a -21,01%.
Guardando invece al trend trimestrale, sia il Dow Jones che lo S&P 500 si apprestano a riportare nel secondo trimestre del 2022 la peggiore performance dal 2020, ovvero dal periodo a cui si fa risalire l’inizio della pandemia Covid.
Il Nasdaq si orienta a concludere il trimestre peggiore dal 2008.
Ieri, tra i titoli colpiti dagli smobilizzi, si sono messi in evidenza soprattutto Nike, dopo che il colosso dell’abbigliamento sportivo Usa ha avvertito che i costi di trasporto più elevati e i ritardi nelle consegne dei prodotti saranno problemi che probabilmente continueranno a presentarsi.
Molto male Nvidia e Advanced Micro Devices, in calo di oltre -6%, mentre le Big Tech Netflix, Amazon e Meta Platforms hanno chiuso in ribasso del 5% circa.
Alle 12.20 circa ora italiana, i futures sul Dow Jones continuano a oscillare attorno alla parità, i futures sullo S&P 500 scendono dello 0,13%, mentre i futures sul Nasdaq sono in calo dello 0,21%.
Attenzione alle dichiarazioni di Loretta Mester, presidente della Federal Reserve Bank of Cleveland e membro votante del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, che si è detta favorevole a un altro rialzo dei tassi Usa di 75 punti base nella prossima riunione di luglio, dopo la stretta di 75 pb degli inizi di giugno, che è stata la più forte dal 1994, varata per sconfiggere un’inflazione che viaggia negli Stati Uniti al record degli ultimi 40 anni.
I tassi sui Treasuries Usa a 10 anni sono in calo al 3,168%. Pesa ancora la pubblicazione, avvenuta nella giornata di ieri, dell’indice della fiducia dei consumatori stilato dal Conference Board, che si è attestato a giugno a 98,7 punti, al di sotto dei 100 punti stimati dagli analisti intervistati da Dow Jones.
Le aspettative a un anno sull’inflazione – è emerso dal dato – hanno testato un record pari all’8%, superando il massimo storico precedente, pari al 7,7%, del giugno del 2008.
Ancora, sempre ieri, è stato reso noto l’indice manifatturiero della Fed di Richmond di giugno, che è sceso a -19 punti, al minimo dal maggio 2020 e ben al di sotto dei -7 punti attesi dal consensus.
La flessione dei tassi dei Treasuries si spiega con i timori per l’arrivo di una recessione Usa, che si fanno sempre più insistenti.
Atteso per la giornata di oggi, alle 9 ora di New York (le 15 ora italiana) l’intervento di Jerome Powell, numero uno della Fed, al Forum delle banche centrali di Sintra, in Portogallo, organizzato come ogni anno dalla Bce.