Wall Street e mercati sull’attenti: questa settimana annunci tassi da Fed, Bce e altre tre banche centrali
Wall Street riparte aprendo una settimana cruciale, in cui grande protagonista sarà la Fed di Jerome Powell. Il Fomc – braccio di politica monetaria della banca centrale Usa – si riunirà infatti domani, martedì 13 dicembre, per un meeting di due giorni, che si concluderà dopodomani 14 dicembre con l’annuncio sui tassi Usa. Alle 6.30 ora italiana, i futures sui principali indici azionari americani sono in lieve ribasso: si va dal -0,05% dei futures sul Dow Jones al -0,11% dei futures sullo S&P 500 e alla flessione dello 0,16% dei futures sul Nasdaq.
Riguardo alla Fed, le aspettative dei mercati sono di un aumento dei tassi di 50 punti base, dopo quattro strette consecutive di 75 punti base, che hanno portato il costo del denaro Usa al top dal 2008, tra il 3,75% e il 4%.
La paura dei trader si sta spostando tuttavia sempre di più dall’entità delle strette monetarie al valore del tasso terminale, ovvero del tasso finale, che lo stesso presidente della Fed Jerome Powell ha detto che potrebbe confermarsi più alto. Sempre il 13 dicembre sarà diffuso un dato cruciale affinché la Fed capisca la direzione dell’inflazione Usa e dunque anche dei rialzi dei tassi ancora necessari per sfiammare la corsa dei prezzi: l’indice CPI di novembre.
Venerdì scorso è stata diramata l’inflazione misurata dall’indice PPI, ovvero dall’indice dei prezzi alla produzione, relativa al mese di novembre.
I numeri non sono stati del tutto rassicuranti, in quanto superiori alle stime degli analisti. Su base mensile, l’indice PPI è salito dello 0,2%, più del rialzo dello 0,3% atteso dal consensus. Su base annua, la crescita è stata del 7,4%, oltre il +7,2% atteso. Più forte delle stime anche la crescita della componente core che, su base mensile, è avanzata a novembre dello 0,4%, il doppio rispetto al +0,2% previsto, e che su base annua è salita del 6,2%, oltre il +5,9% stimato.
A questo punto le attese sono per la pubblicazione dell’indice dei prezzi al consumo di novembre (CPI), che avverrà come detto domani, 13 dicembre.
Il timore che anche il CPI possa confermare una crescita dell’inflazione superiore alle attese ha affossato venerdì scorso la borsa Usa:
il Dow Jones Industrial Average è capitolato di 305,02 punti, o -0,9%, a 33.476,46 punti; lo S&P 500 è sceso dello 0,73% a 3.934,38, mentre il Nasdaq Composite è arretrato dello 0,7% a 11.004,62. Su base settimanale, il Dow ha perso il 2,77%, chiudendo la settimana peggiore da settembre; lo S&P 500 è sceso del 3,37%, mentre il Nasdaq è scivolato del 3,99%. I tassi sui Treasuries Usa a dieci anni sono saliti fino al 3,58%, mentre quelli a due anni sono aumentati al 4,342%.
Ma questa settimana la Federal Reserve non sarà l’unica banca centrale protagonista.
Attese al varco anche la Bce di Christine Lagarde (giovedì 15 dicembre) e sempre giovedì la Bank of England, la SNB (Swiss National Bank) e la Norges Bank, banca centrale della Norvegia.
Venerdì scorso Francois Villeroy de Galhau, governatore della Banque de France, Banca di Francia, ed esponente del Consiglio direttivo della Bce, ha detto chiaramente di non poter escludere una recessione in Eurozona. Le aspettative dei mercati sono di un nuovo rialzo dei tassi di almeno 50 punti base, dopo le strette che hanno portato i tassi (sui depositi) a salire dal -0,50% di giugno all’1,5% a ottobre.
La Bce di Christine Lagarde ha annunciato il 27 ottobre scorso un nuovo maxi rialzo dei tassi pari a +75 punti base, dopo quello storico, il primo di quell’intensità dalla nascita dell’euro, dello scorso 8 settembre. I tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale saranno innalzati rispettivamente al 2,00%, al 2,25% e all’1,50%.
I dati diffusi di recente hanno confermato che la crescita dell’inflazione ha rallentato il passo anche in Eurozona, con l’indice dei prezzi al consumo della zona euro cresciuto a novembre del 10,0% annuo, rispetto al 10,6% di ottobre e al 10,4% previsto dagli analisti. Si tratta di un ritmo di crescita ben superiore, tuttavia, al target sui tassi della Bce, pari al 2%.
La scorsa settimana Philip Lane, capo economista della Bce, ha detto di prevedere altri rialzi dei tassi da parte della banca centrale, aggiungendo comunque di ritenere che molto sia stato già fatto.
“Non è chiaro se il picco dell’inflazione (nell’area euro) sia stato già toccato o se lo sarà l’anno prossimo – ha detto Lane – e non possiamo escludere una qualche inflazione all’inizio dell’anno prossimo”.
In ogni caso, “bisognerà prendere in considerazione i rialzi precedenti dei tassi, per valutare quelli futuri”.