Wall Street: crisi banche finita? La risposta dall’ETF ad hoc e dall’indice della paura
Ancora acquisti a Wall Street: alle 16 circa ora italiana, il Dow Jones sale dello 0,38%, lo S&P 500 avanza dello 0,62%, il Nasdaq Composite si rafforza di oltre lo 0,70%.
Crisi banche solo una parentesi? Investitori e trader ci credono o, quanto meno, ci sperano. Lo si vede chiaramente dal trend della borsa Usa, dove le violenti turbolenze delle ultime due settimane hanno lasciato il posto a una performance decisamente più tranquilla.
Focus in particolare sull’ETF che replica il trend dei titoli delle banche regionali Usa, il SPDR S&P Regional Banking ETF (KRE).
L’ETF era stato travolto da un’ondata di smobilizzi a seguito della notizia del crac di Silicon Valley Bank, poi ulteriormente affondato dalle preoccupazioni che hanno contagiato l’Europa, provocando il collasso prima di Credit Suisse – acquistata alla fine dalla rivale UBS -, poi di Deutsche Bank.
Le rassicurazioni delle autorità dei mercati, in primis di Fed e Bce, sulla solidità dei rispettivi sistemi bancari, ha sortito l’effetto sperato.
Da qualche seduta a questa parte, si assiste al ritorno di movimenti ‘normali’ sugli indici azionari mondiali.
Gli acquisti sui titoli delle banche regionali Usa hanno portato il SPDR S&P Regional Banking ETF (KRE) a balzare di oltre il 7% rispetto ai minimi testati lo scorso venerdì 23 marzo, pari a $42,24.
I segnali che sembrano indicare la convinzione degli investitori secondo cui il peggio sarebbe alle spalle, vedono protagonista anche il cosiddetto indice della paura, ovvero l’indice di volatilità CBOE Volatility Index che, dopo essere balzato fino a 30 punti alla metà di marzo, è indietreggiato fino a quota 19.
La rimonta dei titoli tecnologici, inaugurata già all’inizio di quest’anno, è stata tale da aver portato l’indice azionario Usa Nasdaq 100 a rientrare nel mercato toro, nella sessione dell’altro ieri, mercoledì 28 marzo, per la prima volta in quasi tre anni. Merito dei buy che sono scattati sulle Big Tech Usa del calibro di Apple, Microsoft e Amazon.
L’indice Nasdaq 100 si conferma campione indiscusso dei mercati, se si considera che il listino benchmark di Wall Street, lo S&P 500 Index, è salito di appena il 4,9% quest’anno, e il Dow Jones Industrial Average ha ceduto l’1,3%.
Ieri il Nasdaq Composite è balzato dell’1,8% e lo S&P 500 e il Dow Jones sono saliti rispettivamente dell’1,4% e dell’1%.
I buy sono scattati sia sui titoli delle Big Tech Usa che sui titoli delle banche.
Nella sessione odierna, prima dell’inizio della sessione, è stato reso noto il dato sul Pil Usa, relativo al quarto trimestre del 2022.
Il trend del prodotto interno lordo americano è stato rivisto lievemente al ribasso, a un tasso di crescita del 2,6% su base annua dal +2,7% inizialmente reso noto a +2,6%.
Il consensus aveva previsto una espansione al ritmo del 2,7%, dopo la crescita pari a +3,2% del terzo trimestre del 2022.
Dal dato relativo al Pil degli Stati Uniti emerge che il trend dei consumi personali è stato rivisto al ribasso, dall’aumento dell’1,4% precedentemente diffuso a +1%;
l’inflazione misurata dalla componente core dell’indice dei prezzi PCE è stata rivista al rialzo a +4,4% dal +4,3% precedentemente comunicato.
L’inflazione headline misurata dall’indice PCE è stata confermata al ritmo, su base annua, del 3,7%.
Reso noto negli Stati Uniti anche il rapporto relativo alle richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione, da cui è emerso che, nella settimana terminata il 25 marzo scorso, il numero di lavoratori Usa che hanno fatto richiesta per ricevere i sussidi è salito di 7.000 unità, a quota 198.000.
Il livello, lievemente superiore alle 195.000 unità attese dal consensus, rimane piuttosto contenuto, fattore che porta a pensare che il mercato del lavoro degli Stati Uniti non si sia deteriorato al punto sperato dalla Federal Reserve di Jerome Powell, e dunque al punto tale da sfiammare la crescita dell’inflazione. A tal proposito, i tassi dei Treasuries Usa, che erano affondati nei giorni più tesi in cui sono scattate le vendite a Wall Street, hanno recuperato già terreno. Oggi i tassi dei Treasuries a 10 anni salgono al 3,577%, mentre i tassi a due anni si rafforzano al 4,124%.