Venezuela: ora la palla è in mano all’ISDA per attivazione CDS (fund manager)
Ieri il Venezuela è stato dichiarato ufficialmente in default parziale dall’agenzia Standard & Poor’s. La colpa del Paese guidato da Nicols Maduro è di non aver onorato la scadenza di due pagamenti di interessi maturati sul suo debito.
Nel dettaglio, Caracas non ha pagato 81 milioni di dollari arrivati a scadenza venerdì né i 200 milioni dovuti agli investitori ieri. In totale il Venezuela dovrebbe ristrutturare la propria esposizione debitoria stimata a 150 miliardi di dollari. Di questa cifra dovrebbe rimborsare almeno 1,47 miliardi entro la fine dell’anno e altri 8 miliardi nel corso del 2018 a fronte di un deficit di riserve di circa 9,7 miliardi.
Abbiamo chiesto a Claudia Calich, fund manager del team retail Fixed Interest di M&G Investments, di commentare l’annuncio di default del Venezuela. Secondo il fund manager “il re-profiling delle obbligazioni del Venezuela è stato fatto prima di quanto ci si aspettasse in quanto la maggior parte degli operatori di mercato non si aspettava un evento creditizio già quest’anno, ma per il prossimo anno, tenendo conto dei livelli a cui scambiavano i bond a breve scadenza”.
“Di conseguenza le obbligazioni a più breve scadenza – ha spiegato Calich – avevano i prezzi più elevati ed hanno registrato una performance debole, mentre le obbligazioni a più lunga scadenza a minor prezzo hanno sovraperformato”.
Ora la palla è in mano dell’ISDA (International Swaps and Derivatives Association) ovvero l’organo che regola i derivati creditizi come i CDS (Credit Default Swaps) che vengono attivati in casi come questo (ricordiamo il caso greco, ndr).
“L’ISDA sta ancora esaminando formalmente l’entità del default e dovrebbe annunciare a breve se si è verificato un evento creditizio. Fino a quel momento, sul mercato regnerà una certa confusione in merito alla possibilità di quotare le obbligazioni con o senza interessi maturati”, ha chiosato Claudio Calich.