Turchia: Erdogan ordina, la banca centrale esegue: inflazione all’83%, ma tassi tagliati ancora con maxi-sforbiciata
Il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan lo fa ancora: costringe la banca centrale del paese a tagliare i tassi nonostante l’inflazione galoppante che sta stremando il paese.
Oggi la banca centrale della Turchia, vittima da tempo dei diktat (e anche delle varie purghe) di Erdogan, ha annunciato di aver tagliato i tassi di riferimento di 150 punti base, provvedendo al terzo taglio consecutivo, dal 12% al 10,5%, più della sforbiciata di 100 punti base attesa dal consensus.
Confermata la cosiddetta follia monetaria della Turchia di Erdogan, che si basa sul taglio (e non rialzo) dei tassi per porre un freno alla fiammata dell’inflazione.
La politica economica del presidente punta più a rafforzare la competitività del paese (svalutando la lira turca) che a calmare l’inflazione. Importante ricordare come Erdogan in persona consideri i tassi di interesse “la madre di tutti i mali”.
All’inizio di ottobre, è stato diffuso in Turchia il dato relativo all’indice dei prezzi al consumo, tra i principali termometri che misurano il trend dell’inflazione, schizzato a settembre al tasso annuale dell’83%.
Reso noto anche l’altro dato sull’inflazione, quello dell’indice dei prezzi alla produzione, scattato – sempre a settembre – del 151,5% su base annua.
“La mia battaglia più grande è contro gli interessi. Gli interessi sono il mio nemico più grande. Abbiamo abbassato i tassi al 12%? E’ sufficiente? No, non lo è. I tassi devono essere abbassati ancora”, aveva detto Erdogan nel corso di un evento che si era tenuto alla fine di settembre.
In Turchia, il tasso di inflazione ha iniziato a surriscaldarsi ben prima della guerra in Ucraina:
nel mese di gennaio, quando la Russia di Putin non aveva ancora invaso il paese (l’invasione è avvenuta il 24 febbraio), l’inflazione turca volava già al record degli ultimi 20 anni, con un boom di quasi il 50%. Ma gli economisti indipendenti sottolineavano di credere che il boom vero fosse pari a +110%.
La politica monetaria firmata Erdogan continua ovviamente a penalizzare la lira turca, in perdita del 28% dall’inizio dell’anno nei confronti del dollaro Usa.