Sterlina in recupero da flash crash 2016, ma Swissquote è ribassista e prevede taglio tassi BoE
Sterlina in forte recupero dai minimi dal flash crash dell’ottobre del 2016 testati ieri, quando ha bucato la soglia a $1,20, scivolando fino a $1,1968. Alle 13.30 ora italiana, il rapporto sterlina-dollaro avanza di oltre +0,90%, avvicinandosi a quota $1,22, a $1,2196. La valuta britannica scommette su un ulteriore rinvio dell’Articolo 50 e dunque su un’estensione della Brexit dalla data per ora fissata al prossimo 31 ottobre, dopo il KO di Boris Johnson al Parlamento UK.
Il sì è stato dato, per l’esattezza, alla mozione presentata da alcuni parlamentari per lanciare un dibattito di emergenza sulla Brexit. L’esito del voto comporta che, a partire dalla giornata di oggi, 4 settembre 2019, il governo non ha più il controllo del processo sulla Brexit.
Ciò significa che è possibile, da parte di Westminster, avanzare nuove proposte sul divorzio del paese dal blocco europeo. Sarà votata a tal proposito stasera la proposta di legge che lega le mani al premier Boris Johnson, impedendogli di far uscire il Regno Unito dal blocco europeo in assenza di un accordo con Bruxelles.
Dal canto suo, Johnson ha annunciato la presentazione di una mozione per il ritorno alle urne, affermando che non si recherà a Bruxelles per chiedere un nuovo rinvio.
La crisi politica induce diversi strategist a propendere per la cautela, nelle loro previsioni sul rapporto sterlina-dollaro. Il rischio di un no-deal Brexit non è infatti sventato. Ribassista sulla sterlina è Peter Rosenstreich, responsabile strategia di mercato di Swissquote:
“Fare dei pronostici su come andrà a finire è impossibile. La situazione politica che si è prodotta potrebbe significare che lo scenario potrebbe mutare a seconda delle notizie. In momenti come questi sarebbe meglio stare sul divano a sgranocchiare popcorn osservando l’azione di lato perchè abbiamo la sensazione che la Gran Bretagna si stia avvitando verso un’altra inutile estensione del periodo pre-Brexit. Una cosa certa però c’è: non ci poteva essere niente di peggio per l’economia britannica e i suoi potenziali investitori. Ieri il dato PMI sulle costruzioni e oggi quello sui servizi hanno messo chiaramente in luce il danno che questa prolungata ambiguità sta producendo sulle attività di business”.
Rosenstreich continua:
“Considerato il numero dei Conservatori ribelli, possiamo credere che oggi la legge per uscire dall’Unione con un accordo passerà, nonostante il Premier Johnson abbia già fatto sapere che non sarà lui a recarsi a Bruxelles col cappello in mano per rinegoziare un ennesimo periodo di estensione dell’uscita e che pertanto chiederà nuove elezioni a rinnovo del Parlamento. Oltre il rumore di fondo, continuiamo a credere che la probabilità di una ‘no-deal Brexit’ continui a rappresentare l’opzione più probabile e in tale scenario ci aspettiamo che la BoE torni all’azione per stabilizzare l’economia tagliando i tassi di interesse. L’inflazione ha superato il 2% a causa della svalutazione della sterlina soprattutto per il rincaro delle merci importate ma in questo caso specifico non dovrebbe costituire motivo sufficiente per fermare la banca centrale. I rendimenti sui titoli a dieci anni sono scesi al record dello 0,382% sulla possibilità di elezioni anticipate. In tempi normali, la risalita dei prezzi spingerebbe la BoE ad inasprire la propria politica monetaria alzando i tassi e questo provocherebbe una pressione ulteriore sulla curva dei tassi provocando una caduta ben più ampia della sterlina. Noi riteniamo che lo scenario ‘no-deal Brexit’ non sia ancora totalmente prezzato dalla divisa britannica pertanto riteniamo che questa settimana vi possa essere un’ulteriore discesa nel cambio contro il franco svizzero e lo yen”.