Stallo Ilva, in fumo 23 miliardi di Pil, Impatto su Nord industriale profondo (Il Sole 24 Ore)
“Nei sette anni perduti dell’Ilva, dagli arresti e dal sequestro del 26 luglio 2012, sono andati in fumo 23 miliardi di euro di Pil, l’1,35% cumulato della ricchezza nazionale”. E’ quanto riporta il Sole 24 Ore, rendendo noto l’esito dell’aggiornamento dell’analisi econometrica compiuta dalla Svimez.
Da questo studio, effettuato proprio per il Sole 24 Ore, è emerso che “l’impatto sul Pil nazionale è pari ogni anno, fra il 2013 e il 2018, a una perdita secca compresa fra i 3 e i 4 miliardi di euro, circa due decimi di punto di ricchezza nazionale. Nel 2019, questa riduzione verrà resa più onerosa dalla decisione di Arcelor Mittal di mantenere a 5,1 milioni di tonnellate la produzione di acciaio, anziché i 6 milioni promessi appena arrivati a Taranto: nel 2019, la ricchezza nazionale bruciata sarà di 3,62 miliardi. Negli anni perduti dell’Ilva, fra 2013 e 2019 è stato quindi cancellato Pil per 23 miliardi di euro, l’equivalente cumulato di 1,35 punti percentuali di ricchezza italiana”.
Inoltre “il modello econometrico della Svimez, questa volta, evidenzia un dato mai emerso prima: di questi 23 miliardi di Pil, quasi sette e mezzo (7,3 per la precisione) riguardano il Nord industriale, cioè il Veneto, l’Emilia Romagna, il Piemonte, la Liguria e la Lombardia”.
Il fenomeno viene spiegato da Rocco Palombella, leader dei metalmeccanici della Uil: “l’impatto sul Nord industriale è stato immediato e profondo. Il vuoto produttivo di Taranto si è trasmesso a tutto il resto della economia nazionale: la metalmeccanica, la componentistica automotive, il bianco”.
Nel confermare come l’economia nazionale fra Nord e Sud rimanga molto integrata, il Sole riporta che “fra 2013 e 2019, a causa della crisi dell’Ilva sono stati eliminati export delle imprese per 10,4 miliardi di euro e consumi delle famiglie per 3,5 miliardi”.