Russia chiude rubinetti Nord Stream 1 e lancia alert tempesta globale. Euro sfonda anche quota $0,99, non accadeva dal 2002
La Russia di Vladimir Putin non riapre i rubinetti di Nord Stream 1: vittima illustre è l’euro, che sul dollaro Usa cede più dello 0,50% a 0,9881, bucando per la prima volta in 20 anni la soglia di 0,99 nei confronti del biglietto verde.
La moneta unica sconta anche la minaccia arrivata nelle ultime ore direttamente dal Cremlino, con il portavoce Dmitri Peskov che ha preannunciato, stando all’agenzia Tass, una “grande tempesta globale”, a causa delle azioni intraprese dall’Occidente contro la Russia di Vladimir Putin.
Venerdì scorso il colosso russo dell’energia Gazprom ha annunciato, contrariamente alle aspettative dei mercati, che la sospensione delle forniture di gas all’Europa dalla Russia tramite il gasdotto Nord Stream 1 non saranno attivate, dopo il periodo di sospensione di tre giorni partito il 31 agosto scorso.
Nella sessione del 2 settembre, il contratto TTF ad Amsterdam con scadenza ottobre, benchmark di riferimento per il gas in Europa, era scivolato del 7% a 226 euro al megawattora dopo aver toccato un minimo intraday a 203 euro (livello inferiore di 140 euro sotto i massimi recenti toccati il 16 agosto a 346 euro), con il mercato che aveva scommesso sulla riapertura di Nord Stream 1. E invece no.
La moneta Usa guadagna terreno nei confronti di diverse valute: il Dollar Index ha toccato 110,086 punti nelle contrattazioni asiatiche, balzando al nuovo massimo degli ultimi 20 anni, ovvero dal 2002; nei confronti dello yen giapponese, il dollaro è avanzato fino a JPY 140,3, confermando di viaggiare al record degli ultimi 24 anni; il won sudcoreano oscilla a 1.370,87, livello più basso dall’aprile del 2009, e la sterlina è scivolata al nuovo minimo in due anni e mezzo sul dollaro Usa attorno a $1,1458, in perdita di oltre -0,40%, scontando anche in questo caso i timori sull’impennata dei prezzi energetici.
Il dollaro sale beneficiando del suo status di valuta rifugio snobbando lo smorzarsi delle aspettative dei mercati su una Fed aggressiva sul fronte dei tassi (fattore che dovrebbe spingerlo invece al ribasso).
Mostrando il forte rallentamento della crescita dei nuovi posti di lavoro negli Usa, la diffusione del report occupazionale Usa di agosto di venerdì scorso ha smorzato di fatto le scommesse su una nuova stretta monetaria di 75 punti base, ora prezzata dal mercato dei futures sui fed funds con una probabilità pari al 55%.
Nella settimana della riunione del Consiglio direttivo della Bce di Christine Lagarde – il Bce Day è giovedì 8 settembre – i mercati scommettono su un rialzo dei tassi di 75 punti base con una probabilità del 75%. Ma l’euro paga i timori per l’effetto che la chiusura dei rubinetti di gas russo provocherà all’economia del blocco dell’Eurozona. E dunque viene colpito dai sell off.