Petrolio in deciso calo (-3,5%), penalizzato dalle tensioni in Cina
Prezzi del petrolio in deciso calo, penalizzati dalle tensioni interne in Cina, primo importatore mondiale. Le chiusure legate alle politiche Zero Covid di Xi Jinping, stanno alimentando le preoccupazioni sulla domanda di petrolio. Il Brent registra un calo del 3,36% a 80,95 dollari al barile, appena sopra i minimi da gennaio scorso. Il Wti lascia sul terreno il 3,5% a 73,86 dollari al barile, dopo essere scivolato fino a 73,61 dollari, livello che non si vedeva da fine dicembre 2021.
La politica cinese “Zero Covid” scatena la rabbia dei cittadini
La strategia “zero Covid” di Xi, la fonte di rabbia principale all’interno del paese, cerca di eliminare le infezioni con blocchi, quarantene e test di massa. Tante città cinesi sono rimaste bloccate recentemente a causa del crescente numero di casi Covid. Il 27 novembre sono stati registrati oltre 40.000 casi Covid, di cui 36.525 asintomatici, dati in aumento rispetto ai 39.791 casi (di cui 36.082 asintomatici) del giorno precedente. Lo afferma la Commissione sanitaria cinese. Non si registrano vittime. Dall’inizio della pandemia, la Cina ha ufficialmente registrato poco più di 5.200 morti a causa del virus, molto meno che in altri paesi.
Le misure piuttosto rigide hanno interrotto la vita e i viaggi di centinaia di milioni di persone e ha costretto molte piccole imprese a chiudere.
Mercati in attesa dell’OPEC
Il focus dei mercati rimane sulla prossima riunione dell’Opec e dei suoi alleati del 4 dicembre. Il cartello dovrebbe prendere una decisione importante sulla produzione di petrolio. Secondo le indiscrezioni del WSJ, l’Opec + avrebbe considerato un aumento alla produzione. Il Regno ha negato le indiscrezioni riportate dal Wall Street Journal.