Panico tassi e recessione, mercati in ginocchio: futures Dow Jones -400 punti, Ftse Mib oltre -3%
A Wall Street va di scena ancora il panico tassi dopo che, in questa settimana che si appresta alla conclusione, la Federal Reserve ha proceduto alla sua terza stretta monetaria consecutiva di 75 punti base, portando i tassi sui fed funds Usa al record dal 2008, nel range compreso tra il 3% e il 3,25%.
Obiettivo: sconfiggere l’inflazione galoppante che, su base annua, viaggia a un valore superiore di quattro volte il target di inflazione fissato dalla Fed, pari al 2%.
La Fed è pronta a tutto, anche a scatenare una recessione-hard landing dell’economia degli Stati Uniti.
A prezzare lo scenario di ulteriori strette monetarie aggressive, oltre all’azionario, continua a essere il mercato del reddito fisso: negli ultimi minuti i tassi dei Treasuries Usa a due anni, quelli più sensibili alle decisioni di politica monetaria della Fed, sono schizzati anche oltre il 4,2%, posizionandosi al record degli ultimi 15 anni, ovvero dal 2007, pari al 4,266%.
Boom anche per i rendimenti dei Treasuries a 10 anni, in crescita al 3,801%, nei pressi dei livelli massimi dal 2011. Il risultato del panico tassi è il tonfo della borsa Usa e non solo: alle 13.30 ora italiana, i futures sul Dow Jones capitolano di quasi 400 punti (-1,3% circa); i futures sullo S&P 500 scendono dell’1,41%, i futures sul Nasdaq arretrano dell’1,54%. +ù
In Europa si mette in evidenza il tonfo dell’indice Ftse Mib, che crolla di oltre il 3%, in vista anche dell’appuntamento delle elezioni politiche italiane di domenica, 25 settembre. Unico titolo positivo è Amplifon, appena al di sopra della parità, mentre le vendite assediano Tenaris, Moncler, Banco BPM, che cede quasi -5%.
Tonfo del petrolio, con il WTI e il Brent che crollano di oltre il 3%, rispettivamente a $80,61 e $87,63. La paura è che la Fed di Jerome Powell stia esagerando nella sua lotta all’inflazione e che un hard landing in Usa e nel mondo sia ormai inevitabile.