Panico inflazione in Usa, rialzi tassi 75 pb non bastano più? Boom rendimenti Treasuries 2 anni fin oltre 4,5%. Buy su dollaro, euro a $0,9652
Boom dei tassi dei Treasuries a due anni, particolarmente sensibili alle decisioni di politica monetaria della Fed, dopo la pubblicazione del dato relativo all’inflazione Usa. I tassi dei titoli di stato Usa a due anni schizzano subito di 19 punti base volando al 4,48%, per poi volare ulteriormente oltre la soglia del 4,5%. I tassi dei Treasuries a 10 anni tornano a superare la soglia del 4%.
Pubblicato il dato sull’inflazione degli Stati Uniti misurato dall’indice dei prezzi al consumo che, nel mese di settembre, è salito su base mensile dello 0,4%, il doppio rispetto alle attese, accelerando il passo rispetto al +0,1% precedente.
La componente core – depurata dai prezzi dei beni energetici ed alimentari – è balzata dello 0,6% su base mensile, oltre il +0,5% stimato e come nel mese di settembre.
Su base annua l’inflazione misurata dall’indice CPI è balzata dell’8,2%, rallentando il passo rispetto alla crescita dell’8,5% del mese precedente, ma salendo a un ritmo superiore al +8,1% atteso dal consensus degli analisti.
L’inflazione core ha accelerato inoltre il passo, dal +6,3% di agosto al +6,5%, in linea con le attese. E’ il 28esimo mese consecutivo che l’indice CPI core sale, approdando ora al record dall’agosto del 1982.
Boom del dollaro, con l’euro che arretra di oltre mezzo punto percentuale, scendendo fino a 0,9652. Il dollaro si rafforza sullo yen dello 0,44% a JPY 147,58.
Il trend dell’indice dei prezzi al consumo conferma i timori degli investitori (e dei consumatori) legati alla fiammata dei prezzi, alimentando le speculazioni su rialzi dei tassi di interesse da parte della Fed ancora molto aggressivi. D’altronde, i numeri dimostrano che, nonostante le maxi strette monetarie da parte della Banca centrale americana guidata da Jerome Powell, l’inflazione non si sta sfiammando. La Federal Reserve potrebbe dunque propendere per rialzi dei tassi ancora più forti.
Ieri sono state diffuse le minute relative all’ultimo meeting del Fomc, il braccio di politica monetaria della banca centrale Usa, relative al 21 settembre scorso, quando i tassi principali di riferimento sono stati alzati di 75 punti base, come da attese. La banca centrale americana ha portato i tassi Usa nel range compreso tra il 3% e il 3,25%, al record dal 2008, procedendo alla terza stretta consecutiva di 75 punti base.
Dai verbali è emerso che la Fed è intenzionata a proseguire nel percorso di rialzi dei tassi, fino a quando il problema dell’inflazione galoppante degli Stati Uniti non sarà risolto.
“I partecipanti (al Fomc) – si legge nei verbali della Fed – hanno ritenuto che la Commissione dovesse muoversi verso, e poi mantenere, un approccio di politica (monetaria) più restrittivo, al fine di centrare il mandato della Commissione, volto a promuovere la massima occupazione e la stabilità dei prezzi”.
Le minute della Fed continuano, rimarcando che l’inflazione “finora mostra pochi segnali di indebolimento”, fattore che ha portato gli esponenti del Fomc a “rivedere al rialzo l’outlook sulle strette monetarie necessarie per centrare gli obiettivi della Commissione”.
L’inflazione, si legge ancora nei verbali, è rimasta alta in modo inaccettabile, ben superiore al target della Fed di lungo termine, pari al 2%.
“I partecipanti hanno rilevato che i recenti dati relativi all’inflazione hanno in generale superato le attese e che l’inflazione sta scendendo più lentamente di quanto anticipato”, si legge ancora nei verbali.
Dopo la diffusione del dato relativo all’inflazione i mercati prezzano con una probabilità del 98% l’arrivo di una quarta stretta monetaria da parte della Fed di 75 punti base nel prossimo meeting del 1-2 novembre. Aumenta al 62% la probabilità anche di un quinto rialzo dei tassi consecutivo di 75 punti base.