Oro in prossimità dei $2.000, occhi puntati su Medioriente e Fed
L’oro viaggia in prossimità dei $2.000 l’oncia, un livello che venerdì scorso ha superato per la prima volta da maggio.
Il metallo prezioso ha registrato un leggero calo dopo l’aumento dell’1,1% di venerdì, quando Israele ha intensificato le operazioni via terra, e al momento scambia in area 1.995$.
Israele ha inviato truppe e carri armati nella Striscia di Gaza settentrionale in quella che ha definito la “seconda e più lunga fase” della sua guerra contro Hamas, adottando un approccio giorno per giorno. Questo ha parzialmente attenuato le paure che un’invasione su larga scala porti a un’escalation regionale.
Il metallo prezioso è emerso come uno dei più grandi vincitori da quando Hamas ha attaccato Israele il 7 ottobre, registrando un aumento di oltre il 9% in scia alla maggiore domanda di beni rifugio. È probabile che continui a trarre beneficio in caso di aumento delle tensioni, così come il franco svizzero e i titoli di Stato USA a breve termine.
Il conflitto ha momentaneamente messo in secondo piano la politica monetaria come principale fattore in grado di muovere il prezzo dell’oro. Tuttavia, le decisioni sui tassi delle principali banche centrali, compresa la Federal Reserve, saranno attentamente monitorate questa settimana.
I mercati sono inoltre concentrati sul nuovo piano di finanziamenti del Dipartimento del Tesoro, previsto poche ore prima delle delibere della banca centrale Usa.