Oggi il Bce Day nel giorno delle dimissioni di Draghi: non solo tassi, massima trepidazione per scudo anti-spread salva Btp
Il Bce-Day si terrà a questo punto quasi sicuramente nel giorno in cui il presidente del Consiglio Mario Draghi annuncerà le proprie dimissioni: precisamente, nell’aula della Camera, all’inizio della discussione generale, quando renderà nota l’intenzione di andare a rassegnare le dimissioni al Quirinale, stando a quanto riporta l’agenzia di stampa Ansa.
La seduta è stata convocata alle ore 9.00 di oggi, giovedì 21 luglio, giornata clou per i mercati anche per la riunione del Consiglio direttivo della Bce di Christine Lagarde, che terminerà con l’annuncio, alle 13.45, della decisione sui tassi, che saranno alzati nell’area euro per la prima volta in più di un decennio.
Successivamente, alle 14.30, prenderà il via la conferenza stampa di Christine Lagarde.
Massima trepidazione sui mercati, gelati dall’imminente uscita di scena di Mario Draghi, per l’annuncio sullo scudo anti-spread, che la Bce si appresta a lanciare proprio per blindare l’Italia e altri paesi del Sud Europa dalla minaccia di una nuova crisi dei debiti sovrani, che potrebbe concretizzarsi, vista la crisi economica globale scatenata dalla guerra tra la Russia e l’Ucraina, l’inflazione che galoppa, la crisi energetica, il rischio recessione e, nel caso specifico dell’Italia, la crisi di governo e le elezioni anticipate.
Draghi ieri ha ottenuto la fiducia al Senato, ma con soli 95 voti favorevoli, a causa della decisione del M5S, della Lega e di Forza Italia di non partecipare al voto sulla fiducia, che Draghi aveva posto sulla risoluzione di Casini. Il presidente del Consiglio ha incassato la fiducia da parte di Pd, Leu Ipf, il centro di Toti.
I mercati hanno punito intanto la politica italiana: nella giornata di ieri, i tassi sui BTP decennali sono saliti fino al 3,374%, a un passo dal 3,442% dei titoli di stato a scadenza decennale della Grecia. Piazza Affari si è confermata la borsa peggiore in Europa, con l’indice Ftse Mib che ha perso l’1,6% penalizzato, oltre che da Italgas e da Saipem, dai cali delle banche che, con la disgregazione del governo Draghi, hanno pagato il doom loop, ovvero il cosiddetto abbraccio mortale con i BTP. Vendite in particolare sulle Big Intesa SanPaolo e UniCredit.