Nel post Fed e BoJ sentiment negativo sui mercati. Borsa Tokyo e futures Usa giù, tassi Treasuries 2y volano oltre il 4,1%
Sentiment negativo sui mercati dopo l’ennesimo rialzo dei tassi da parte della Fed di Jerome Powell e la diffusione del nuovo dot-plot.
Dalle parole di Powell e dalla tabella che riassume le proiezioni sui tassi degli esponenti del Fomc – il braccio di politica monetaria della Fed – è emerso che i tassi Usa dovranno essere alzati ancora in modo significativo, affinché l’inflazione degli Stati Uniti si sfiammi e torni al 2%. E questo, anche a rischio di recessione.
La Federal Reserve capitanata da Jerome Powell ha alzato i tassi principali di riferimento Usa di 75 punti base, come da attese, confermando l’intenzione di procedere a ulteriori strette monetarie per combattere l’inflazione, che viaggia ai livelli massimi dagli inizi degli anni ’80.
La banca centrale americana ha portato i tassi Usa nel range compreso tra il 3% e il 3,25%, al record dal 2008, procedendo alla terza stretta consecutiva di 75 punti base.
Dalla stima mediana degli esponenti del Fomc emerge che i funzionari del Fomc prevedono che i tassi saliranno fino al 4,4% entro la fine del 2022.
La Fed si appresta dunque ad alzare i tassi fino a 100-125 punti base entro la fine dell’anno, nelle due riunioni rimanenti del Fomc.
Dal dot plot emerge che sei dei 19 ‘dots’ vedono i tassi anche oltre, nel range compreso tra il 4,75% e il 5%, nel corso del 2023.
La tendenza, in media, è di un tasso terminale al 4,6%, fattore che implicherebbe rialzi dei tassi nell’area compresa tra il 4,5% e il 4,75% (visto che la Fed effettua variazioni di quarti di punto percentuale sui tassi).
Immediata la reazione dei tassi sui Treasuries Usa, con quelli a due anni schizzati di 15 punti base fino al 4,113%, al nuovo record dall’ottobre del 2007, quando salirono fino al 4,138%. I tassi dei Treasuries a 10 anni sono aumentati fino al 3,64%, al massimo dal febbraio del 2011.
I futures sui principali indici azionari Usa sono negativi, dopo la chiusura in rosso della vigilia post Fed. Alle 7.50 circa ora italiana, i futures sul Dow Jones perdono lo 0,20%, i futures sullo S&P 500 scendono dello 0,40%, quelli sul Nasdaq Composite arretrano dello 0,60%.
Ieri il Dow Jones Industrial Average è scivolato di 522 punti (-1,70%), dopo essere balzato di oltre 300 punti nei suoi massimi intraday; lo S&P 500 ha perso l’1,71%, il Nasdaq Composite è sceso dell’1,79%.
In Asia, l’indice Nikkei della borsa di Tokyo arretra dello 0,51%; Shanghai -0,42%, Hong Kong peggio con una flessione del 2%, Seoul -0,82%, Sidney -1,56%.
Oggi è stata la giornata della Bank of Japan di Haruhiko Kuroda, che si conferma mosca bianca tra le banche centrali di molte altre economie, impegnate a scongiurare e a domare nuove fiammate dell’inflazione.
La banca centrale del Giappone ha confermato i tassi di interesse di riferimento al livello minimo di sempre, ovvero al -0,1%, il che significa che la politica monetaria si basa ancora sullo strumento dei tassi negativi, a cui la Bce di Christine Lagarde ha ormai rinunciato con le sue strette monetarie.
Il target sui rendimenti dei titoli di stato giapponesi JGB a 10 anni è stato confermato attorno allo zero.
La BOJ ha annunciato la decisione di porre fine al programma di finanziamenti anti-Covid, che scade questo mese. Ancora, prevede che sia i tassi di breve che di lungo termine rimarranno “ai livelli correnti o più bassi”. Lo yen si è indebolito fino a quota 145 contro il dollaro Usa dopo l’annuncio della BOJ.