Mercati vittima di paura tassi e recessione. Borsa Tokyo -0,71%, Hong Kong -2%. Lockdown da Covid e Pil Cina: Nomura taglia l’outlook
Mercati azionari globali sotto pressione, ostaggio dei timori per l’avvento di una recessione che, secondo diversi esperti, avrebbe già attanagliato diverse economie.
Asia giù, con l’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo che ha chiuso in flessione dello 0,71%, a quota 27.430,30 punti. La borsa di Shanghai oscilla al di sotto della parità, Hong Kong fa decisamente peggio con una flessione vicina a -2%, Seoul scende dell’1,53%, mentre Sidney arretra dell’1,42%.
Incide sul sentiment degli operatori la delusione del dato relativo alla bilancia commerciale della Cina, relativo al mese di agosto, che ha deluso le attese. Nel mese di agosto, le esportazioni della Cina sono salite del 7,1% su base annua, molto al di sotto del rialzo del 12,8% stimato dal consensus, e in forte rallentamento rispetto al +18% di luglio. Le importazioni sono aumentate dello 0,3%, a un tasso inferiore rispetto al +1,1% stimato dagli economisti intervistati da Reuters e in rallentamento rispetto al +2,3% di luglio. La Cina ha riportato così ad agosto un surplus commerciale pari a $79,39 miliardi, decisamente lontano dal record di $101,26 miliardi del mese precedente.
In generale, i mercati azionari sono frenati dall’ennesimo rinfocolarsi dei tassi dei Treasuries Usa, con quelli decennali Usa che sono volati nelle ultime ore fino al 3,353%, al record dal 16 giugno, quando toccarono il 3,495%.
Rimane osservata speciale la corsa dei tassi dei Treasuries a due anni, ieri al 3,535%, al di sotto comunque del record dal 2007, degli ultimi 15 anni, testato la scorsa settimana al 3,55%.
Ai livelli record dallo scorso giugno anche i tassi dei Treasuries a 30 anni e a 5 anni, saliti rispettivamente al
3,484% e al 3,334%.
Lo spettro di una Fed più aggressiva sui tassi è stato rinfocolato dalla pubblicazione, ieri, del dato Usa sull’Ism servizi, che si è attestato ad agosto a 56,9 punti, meglio dei 55,5 punti attesi dal consensus di Dow Jones.
Buone notizie dal fronte macroeconomico dell’Australia: il Pil australiano relativo al secondo trimestre dell’anno è cresciuto dello 0,9% su base trimestrale e del 3,6% su base annua. L’espansione è stata sostenuta dalle maggiori spese dei consumatori per i viaggi – e dunque dalla componente dei servizi dei trasporti – e dal settore alberghiero, così come dal boom dei profitti legati nel mercato delle attività di estrazione delle materie prime.
Ma oltre che dal boom dei tassi Usa, sui mercati asiatici pesa la paura di un forte rallentamento dell’economia cinese. Occhio alla nota diffusa dagli economisti di Nomura, che hanno rivisto al ribasso le stime sulla crescita del Pil della Cina dell’anno intero al ritmo di crescita di appena il 2,7%.
Nomura ha motivato il downgrade con un’analisi effettuata, da cui è emerso che il 12% del Pil della Cina è colpito al momento dai controlli, dai lockdown e restrizioni varie che sono stati lanciati dal governo di Pechino nell’ambito della politica Zero Covid, in rialzo rispetto all’incidenza pari al 5,3% della scorsa settimana.
Ieri ennesima sessione negativa per Wall Street, con il Dow Jones che è sceso di circa 173 punti (-0,5%), lo S&P 500 che è arretrato dello 0,4% e il Nasdaq Composite che ha ceduto lo 0,7%, riportando una fase ribassista di sette giorni per la prima volta dal 2016.