Mercati sull’attenti nel giorno clou per la Fed. Borsa Tokyo e futures Usa ingessati. Focus su CPI Cina
Mercati sull’attenti nell’Inflation Day degli Stati Uniti. Oggi sarà una giornata cruciale per Wall Street e, di conseguenza, per l’azionario globale. Dal fronte macro americano verrà reso noto infatti l’indice dei prezzi al consumo (CPI) di dicembre.
Ieri performance positiva per la borsa Usa: il Dow Industrial Average ha chiuso in rialzo di 268,75 punti (+0,8%), a 33.973
punti; lo S&P 500 è salito di 50,34 punti (+1,2%), a 3969.60 punti, mentre il Nasdaq è balzato per la quarta sessione consecutiva, in progresso dell’1,76% a quota 10.931,68.
In Asia la borsa di Tokyo ha chiuso ingessata, con una variazione pari ad appena +0,01%.
Bene la borsa di Sidney +1,18%, Seoul +0,47%; la borsa di Hong Kong sale dello 0,17%, Shanghai +0,15%.
In premercato a Wall Street i futures Usa sono praticamente piatti, confermando l’estrema cautela degli investitori in attesa del dato relativo all’inflazione Usa.
Il dato darà importanti indicazioni sul trend dell’inflazione negli Stati Uniti, fornendo importanti segnalo sulle possibili prossime mosse della Fed di Jerome Powell, in particolare sull’entità del prossimo rialzo dei tassi, che potrebbe essere di 50 punti base o di 25 punti base, secondo gli operatori di mercato.
Gli economisti intervistati da Bloomberg prevedono un indice dei prezzi al consumo CPI headline in crescita del 6,6% su base annua nel mese di dicembre, rispetto al +7,1% di novembre, e un trend su base mensile praticamente piatto.
Il CPI core è atteso anch’esso in rallentamento su base annua, in rialzo del 5,7% a dicembre dopo il 6% di dicembre.
Su base mensile, la componente core dell’indice dei prezzi al consumo Usa è attesa invece in rafforzamento dello 0,3%, dopo il +0,2% di novembre.
Guardando ai dati macro diffusi in Asia, i riflettori sono puntati anche in questo caso sull’indice CPI diffuso in Cina, che ha confermato come la People’s Bank of China abbia ancora spazio, contrariamente alle banche centrali di diverse economie, per rendere più accomodante la propria politica monetaria.
Nel mese di dicembre l’inflazione della Cina misurata dall’indice dei prezzi al consumo CPI è salita su base annua dell’1,8%, rispetto al precedente rialzo dell’1,6%.
Su base mensile l’inflazione cinese ha riportato una performance invariata.
L’inflazione misurata dall’indice dei prezzi alla produzione PPI ha riportato tra l’altro un trend negativo.
L’indice è sceso a dicembre dello 0,7% su base annua, rispetto al calo atteso dello 0,1% e contro la flessione dell’1,3% di novembre. Su base mensile, l’indice PPI ha segnato un ribasso dello 0,5%.
A Wall Street l’attenzione degli investitori è stata rivolta negli ultimi giorni scorsi alle dichiarazioni di alcuni esponenti della Fed.
La presidente della Fed di San Francisco Mary Daly ha detto di ritenere che la Federal Reserve alzerà i tassi sui fed funds fino a oltre il 5%, mentre il presidente della Fed di Atlanta Raphael Bostic ha sottolineato che, a suo avviso, la la banca centrale americana guidata da Jerome Powell dovrebbe alzare i tassi al di sopra della soglia del 5% entro l’inizio del secondo trimestre di quest’anno, per mantenerli poi a quel livello ‘per un periodo lungo di tempo’.
Ancora più hawkish le previsioni di Jamie Dimon, numero uno di JP Morgan, che ha detto di ritenere che il tasso terminale della Fed possa confermarsi addirittura pari al 6%.