Mercati incerti in attesa dato clou inflazione Usa e post minute Fed. Borsa Tokyo giù, futures Usa poco mossi
Mercati azionari globali incerti, in attesa del dato clou relativo all’inflazione Usa, che sarà pubblicato oggi a Wall Street, alle 14.30 ora italiana: si tratta dell’indice dei prezzi al consumo di settembre.
Gli economisti intervistati da Dow Jones prevedono un rialzo del dato core – escludendo dunque le componenti più volatili rappresentate dai prezzi dei beni energetici ed alimentari – pari a +0,4% su base mensile, rispetto al +0,6% di agosto.
Su base annua, le previsioni sono tuttavia di una crescita del 6,5%, oltre il 6,3% di agosto.
L’inflazione headline è attesa in rialzo dello 0,3% a settembre, rispetto al +0,1% di agosto, su base mensile, e in crescita su base annua dell’8,1%, meno del +8,3% precedente.
In Asia borse prevalentemente negative, con l’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo in calo dello 0,42%; Hong Kong -0,84%, Seoul -1,26%, Sidney piatta con -0,07%, Shanghai eccezione positiva con un rialzo dello 0,15%.
Futures Usa in lieve rialzo, con quelli sul Nasdaq in crescita di appena lo 0,06% e i futures sul Dow Jones e sullo S&P 500 che avanzano dello 0,15%.
Ieri sono state diffuse le minute relative all’ultimo meeting del Fomc, il braccio di politica monetaria della banca centrale Usa, relative al 21 settembre scorso, quando i tassi principali di riferimento sono stati alzati di 75 punti base, come da attese.
La banca centrale americana ha portato i tassi Usa nel range compreso tra il 3% e il 3,25%, al record dal 2008, procedendo alla terza stretta consecutiva di 75 punti base.
Dai verbali è emersa tutta l’intenzione della Fed di Jerome Powell a proseguire nel percorso di rialzi dei tassi, fino a quando il problema dell’inflazione galoppante degli Stati Uniti non sarà risolto.
“I partecipanti (al Fomc) – si legge nei verbali della Fed – hanno ritenuto che la Commissione dovesse muoversi verso, e poi mantenere, un approccio di politica (monetaria) più restrittivo, al fine di centrare il mandato della Commissione, volto a promuovere la massima occupazione e la stabilità dei prezzi”.
Comunicato ieri, prima dell’inizio delle contrattazioni a Wall Street, anche l’indice dei prezzi alla produzione Usa, altro termometro tra i più importanti per monitorare il trend delle pressioni inflazionistiche: il dato è salito a settembre su base mensile dello 0,4%, il doppio rispetto all’aumento dello 0,2% atteso dal consensus e in decisa accelerazione rispetto alla flessione precedente dello 0,2%.
Su base annua, l’indice PPI è balzato dell’8,5%, più del +8,4% stimato dal consensus, ma meno del rialzo dell’8,7% di agosto.
Escluse le componenti più volatili rappresentate dai prezzi energetici e dei beni alimentari, l’indice dei prezzi alla produzione è avanzato su base annua del 7,2%, meno del 7,3% stimato, salendo su base mensile dello 0,3%, come da attese, e come il +0,3% precedente (dato rivisto al ribasso dal precedente aumento dello 0,4%).
Ieri Wall Street ha chiuso in rosso: il Dow Jones Industrial Average ha ceduto 28,34 punti, -0,10%,a 29.210,85; lo S&P 500 ha perso lo 0,33%, a 3.577,03, valore di chiusura minimo dal novembre del 2020, e il Nasdaq Composite è arretrato di appena lo 0,09% a quota 10.417,10.