Mercati frenati da ansia tassi. Borsa Tokyo e futures Usa giù dopo chiusura negativa WS
Mercati con i piedi di piombo, dopo l’ennesima chiusura negativa di Wall Street, alimentata dalla fiammata dei rendimenti dei Treasuries Usa.
Il Dow Jones Industrial Average ha perso 90,22 punti (-0,30%), a 30.333,59; lo S&P 500 ha segnato un calo dello 0,8% a 3.665,78. Il Nasdaq Composite ha ceduto lo 0,61% a quota 10.614,84.
In Asia, l’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo perde lo 0,35% circa; la borsa di Shanghai avanza dello 0,26%; Hong Kong -0,50%, Seoul -0,25%, Sidney -0,74%. Futures Usa negativi: i futures sul Dow Jones perdono lo 0,15%, quelli sullo S&P 500 arretrano dello 0,35%, quelli sul Nasdaq cedono lo 0,70%.
Ieri i tassi dei Treasuries a 10 anni sono volati fino al 4,22%, incassando in due sessioni un balzo superiore ai 20 punti base.
Occhio ai futures sui fed funds con scadenza a maggio 2023 che, nelle ultime ore e per la prima volta, sono schizzati oltre alla soglia del 5%, a conferma di come i trader prevedano che la Fed alzi i tassi fino a quel livello prima di fermarsi, nella sua lotta contro l’inflazione.
I tassi dei Treasuries a 10 anni continuano a puntare verso l’alto, salendo fino al 4,257%, al record dal 2008. In rialzo anche i tassi dei Treasuries a 2 anni, saliti fino al 4,608%.
L’inflazione continua ad accelerare il passo anche in Giappone, paese noto da anni, piuttosto, per la sua ostinata deflazione.
Nel mese di settembre, l’inflazione core -che in Giappone esclude i prezzi volatili dei beni alimentari freschi – è balzata su base annua al ritmo più forte dal settembre del 2014, dunque al record in otto anni.
Viene messo in evidenza come l’accelerazione dell’inflazione nel paese rimanga comunque relativamente sotto controllo, ancora, se si considera il balzo dei prezzi energetici e il crollo dello yen nei confronti del dollaro Usa.
Il balzo del 3%, in linea con le attese del consensus, segue il rialzo di agosto, pari a +2,8%, e corrisponde all’inflazione core, che in Giappone esclude i prezzi dei beni alimentari freschi, ma include i costi energetici.
Includendo i prezzi energetici e dei beni alimentari, l’inflazione headline del Giappone è salita anche in questo caso del 3%, invariata rispetto al mese di agosto.
Escludendo sia i prezzi dei beni alimentari che quelli energetici, il CPI del Giappone è avanzato invece su base annua dell’1,8%, rispetto al precedente +1,6%.
E’ il sesto mese consecutivo che l’inflazione, in Giappone, si attesta oltre il target fissato dalla banca centrale del paese, la Bank of Japan che, contrariamente alle banche centrali di diversi altri paesi, non sembra intenzionata non solo ad alzare i tassi per battere l’inflazione, ma ad abbandonare la sua politica monetaria straordinariamente espansiva, fattore che sta pesando sullo yen.
Lo yen è precipitato dopo la diffusione del dato ulteriormente oltre la soglia di JPY 150 sul dollaro testata ieri, crollando fino al nuovo minimo in 32 anni, a JPY 150,39 sul biglietto verde.