Lo strano caso della Bank of Japan con tassi negativi. Kuroda: ‘disposti a tagliarli ancora’
La Bank of Japan – contrariamente alle principali banche centrali dei paesi avanzati, Fed, Bce e Bank of England in testa – continua a confermarsi mosca bianca nel panorama della politica monetaria mondiale.
A confermarlo oggi è stato il discorso del governatore Haruhiko Kuroda che, non solo ha detto che la BoJ non si trova ancora nelle condizioni di considerare un’uscita dalle manovre maxi espansive che continua a lanciare ma, anche, che potrebbe abbassare ulteriormente i tassi, già negativi.
“Quando riusciremo a intravedere il raggiungimento del target di inflazione al 2% accompagnato dagli aumenti dei salari, la BoJ potrà iniziare a discutere sull’uscita dalla politica monetaria espansiva, e andare verso la normalizzazione della politica monetaria. Ora non ci troviamo a questo punto”, ha detto il numero uno della Bank of Japan.
“Alzare ora i tassi di interesse provocherebbe danni a un’economia che si sta ancora riprendendo dall’impatto della pandemia. Sono consapevole – ha continuato il numero uno della banca centrale del Giappone -dell’impatto che la debolezza dello yen sta avendo sulle famiglie, che pagano prezzi alle importazioni più alti. Ma i meriti della politica della Bank of Japan superano i costi, sebbene siamo consapevoli della necessità di essere attenti riguardo ai costi di una politica monetaria prolungata”.
“Il ritmo a cui i tassi di interesse negativi saranno alzati in Giappone sarà tra i fattori chiave di cui la Boj discuterà in merito alla strategia di uscita” dall’attuale politica monetaria ultra espansiva. “Un altro fattore è come apportare aggiustamenti all’enorme bilancio della Bank oj Japan”.
Haruhiko Kuroda ha anche detto che “un ulteriore taglio dei tassi negativi è un’opzione in caso di bisogno” e che “non può comunque dire quanto la BOJ potrebbe rendere ulteriormente negativi i tassi”.
Va ricordato che la Bank of Japan lanciò la politica dei tassi negativi nel 2016, al fine di combattere l’ostinata deflazione. I tassi negativi sono stati fissati al -0,1%.
Il raggiungimento di un’inflazione sostenibile rimane la Mission Impossible del Giappone. Sebbene il tasso di inflazione sia salito al ritmo annuale del 3% nel mese di settembre, Kuroda & Co prevedono un dietrofront. E il punto è che per il banchiere centrale “è probabile che l’inflazione misurata dal CPI (indice prezzi al consumo) scenda al di sotto del 2% il prossimo anno fiscale”. E’ vero – ha detto Kuroda – “che di recente il dato ha superato il 2%, ma questo è avvenuto principalmente per la decisione delle aziende di trasferire l’aumento dei costi all’importazione ai consumatori”.