Inflazione Turchia vola fin oltre 151%. Ma il presidente Erdogan promette altri tagli ai tassi
Un cane che si morde la coda, a questo punto sotto lo sguardo del presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan, che ha ricordato di recente di essere anche un economista. Nel mese di settembre, l’inflazione della Turchia misurata dall’indice dei prezzi al consumo è balzata al ritmo più alto degli ultimi 24 anni, volando dell’83% su base annua. E’ quanto emerge dall’Ufficio di statistica nazionale del paese.
Su base mensile, l’indice dei prezzi al consumo è salito del 3,08%.
Reso noto anche l’indice dei prezzi alla produzione, altro parametro di rilevazione dell’inflazione che, nello stesso mese, è avanzato del 4,78% su base mensile, schizzando del 151,5% su base annua.
Nel paese che conta 84 milioni di abitanti, l’inflazione continua a galoppare da ben due anni, con il presidente Erdogan che insiste nel fare pressioni sulla banca centrale affinché continui a tagliare i tassi di interesse, a dispetto della fiammata dei prezzi.
“La mia battaglia più grande è contro gli interessi. Gli interessi sono il mio nemico più grande. Abbiamo abbassato i tassi al 12%? E’ sufficiente? No, non lo è. I tassi devono essere abbassati ancora”, ha detto Erdogan nel corso di un evento che si è tenuto alla fine di settembre.
Chi ha osato fiatare nei piani alti della banca centrale è stato defenestrato.
Soltanto nel corso degli ultimi due mesi, la banca centrale della Turchia ha tagliato i tassi di 200 punti base al 12%, scioccando i mercati. La lira turca viaggia al momento al record minimo di 18,56 nei confronti del dollaro Usa, e ha perso il 28% circa del suo valore dall’inizio dell’anno.
In Turchia, il tasso di inflazione ha iniziato a surriscaldarsi ben prima della guerra in Ucraina:
nel mese di gennaio, quando la Russia di Putin non aveva ancora invaso il paese (l’invasione è avvenuta il 24 febbraio), l’inflazione turca volava già al record degli ultimi 20 anni, con un boom di quasi il 50%. Ma gli economisti indipendenti sottolineavano di credere che il boom vero fosse pari a +110%.