Indiscrezioni UniCredit-SocGen, Equita: attuale fase incertezza Italia non agevola percorso M&A
Così Giovanni Razzoli, di Equita, in merito alle speculazioni su un matrimonio tra UniCredit e Société Générale, riportate dal Financial Times e smentite dalla banca francese.
“Secondo quanto riporta FT, i vertici di UCG starebbero studiando una fusione con SocGen: l’analisi del deal sarebbe nella fase embrionale e non vengono forniti ulteriori dettagli. Restiamo convinti che, fino all’effettiva introduzione di un sistema di garanzia unica a livello europeo sui depositi, i merger cross border restino opzioni molto difficili da realizzare. Inoltre l’attuale fase di incertezza politica in Italia non agevola un percorso di questo tipo. Dal punto di vista del business inoltre avremmo alcune perplessità in quanto”:
“I deal cross border solitamente generano limitate sinergie da costo specie in caso di assenza di sovrapposizione territoriale nei mercati core (ed è il caso di UCG e SocGen), eventuali risparmi si possono generare solo in alcuni business (corporate). Ci sarebbero alcune sovrapposizioni in Est Europa (Repubblica Ceca, Russia, Buglaria e Romania) ma crediamo che lo spazio di cost cutting sarebbe limitato.
2 – l’execution risk dell’integrazione potrebbe superare in termini di beneficio eventuali sinergie da costo.
3 – il quadro regolamentare sul capitale non è necessariamente stabilizzato per le banche europee mentre UCG ha già fornito dettagliate indicazioni in merito agli impatti delle nuove iniziative sul capitale in arrivo nei prossimi anni (Basel4, EBA guidelines etc) – confermando un CET1 di c12.5%. UCG e SocGen hanno multipli (P/TE c0.55x) e redditività simile (ROTE c7%) ma UCG vanta un CET1 superiore (12.8% post impatti regolamentari di medio termine vs Socgen 11.4%): ci aspetteremmo quindi una valutazione leggermente a premio in caso di M&A per UCG. Ipotizzando risparmi del 15% sulla base costi del corporate banking di Socgen e 5% da ricavo, otterremmo 1.5bn di sinergie lorde. Il P/E 2020 di UCG scenderebbe da 6.1x a 5.5%, il ROTE da 8.6% a 9.1%, e il P/TE resterebbe stabile a c0.5x. Con 1.5bn di oneri di integrazione, il CET1 della combined entity scenderebbe a 11.9% (pre impatti regolamentari su SocGen ovvero 11.5% post Basel4 ed altri impatti). Allo stato attuale ci sembra difficile giustificare una business combination, anche in relazione al potenziale di upside stand-alone di UCG che – attraverso l’execution del derisking – dovrebbe avvicinare un P/TE di 0.8x-0.9x nel medio termine”.