Incubo coronavirus, borsa Tokyo -0,60%. Foxconn manderà all’aria i piani di Apple sull’iPhone?
Mercati ostaggio delle notizie sul coronavirus. La borsa di Shanghai ora è lievemente positiva, in rialzo dello 0,23%; Hong Kong cede lo 0,64%, Sidney -0,14%, Seoul -0,52%. L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo ha terminato le contrattazioni in calo dello 0,60% a 23.685,98 punti.
Il governo di Pechino, tramite la Commissione sanitaria nazionale, ha reso noto che i casi accertati di persone infettate dal coronavirus sono saliti a 40.171 unità e che il bilancio delle vittime, in Cina, è salito a 908 decessi. Aumenta, di pari passo con la psicosi, anche la preoccupazione sulle ripercussioni che il diffondersi del virus avrà sull’economia cinese e mondiale. Le autorità cinesi avevano inizialmente riferito che diverse fabbriche avrebbero riaperto i battenti nella giornata di oggi, lunedì 10 febbraio, dopo essere rimaste chiuse per evitare ulteriori contagi. Ma nella provincia di Guangdong, centro manifatturiero cinese più importante, non c’è notizia della riapertura degli impianti. In diverse località, le autorità stanno invitando le aziende a rimanere chiuse fino al prossimo 1° marzo. In una nota, gli analisti di Morgan Stanley hanno scritto che l’interruzione della produzione e di conseguenza della catena dell’offerta rappresenta “la principale preoccupazione per l’economia globale, visto che le catene dell’offerta sono ormai integrate, soprattutto in Asia”. Morgan ritiene che ci saranno conseguenze negative sull’economia mondiale e della Cina nei mesi di febbraio e marzo. Lo stop prolungato alla riapertura delle fabbriche manderà all’aria i piani di produzione di diverse multinazionali. Foxconn, rifornitore di Apple, è tra le aziende che continuano a rimanere chiuse, e diversi analisti stanno già rivedendo al ribasso le stime di produzione degli iPhone di Apple.
Sul bilancio delle vittime, il sito Forexlive.com riporta l’articolo pubblicato sul sito Mish Talk, che cita a sua volta le indiscrezioni del miliardario cinese Guo Wengui, esiliato in Usa.
Wengui smentisce i dati ufficiali delle vittime snocciolati dal governo di Pechino, affermando che i forni crematori stanno lavorando a ritmi 4-5 volte superiori alla norma.
Dal fronte macro della Cina, resa nota l’inflazione misurata dall’indice dei prezzi al consumo, che è salita a gennaio del 5,4% su base annua, riportando la crescita più veloce dall’ottobre del 2011. Il rialzo è stato superiore al +4,9% atteso e al precedente +4,5%. Su base mensile, il trend è stato di un aumento dell’1,4%.
In particolare, i prezzi dei beni alimentari sono saliti del 20,6% su base annua, quelli dei beni non alimentari dell’1,6%. I prezzi della carne di maiale sono aumentati dell’8,5% su base mensile, dopo essere calati del 5,6% a dicembre, balzando di oltre +100% su base annua. La componente core dell’inflazione – che esclude i prezzi dei beni alimnentari ed energetici – è salita dell’1,5% su base annua,dall’1,4% di dicembre.
Sempre a gennaio, l’inflazione cinese misurata dall’indice dei prezzi alla produzione è salita dello 0,1% su base annua, rispetto alla crescita zero attesa dal consensus e in recupero rispetto al -0,5% di dicembre. Il rialzo è stato il primo in sette mesi. Su base mensile, la variazione è stata pari allo zero.