Ftse Mib vola ai massimi a 4 mesi e mezzo, UBI e Unicredit avanti tutta
Piazza Affari bagna la prima seduta della settimana con un convinto rialzo che ha spinto il Ftse Mib sui nuovi massimi annui. Sponda importante è arrivata dalla conferma del rating sull’Italia da parte di Fitch, scongiurando quindi il rischio di un declassamento anche se l’outlook rimane negativo e l’agenzia di rating vede aumentare nella seconda metà dell’anno le tensioni nel governo con la possibilità che si rompa l’alleanza M5S-Lega e vada a elezioni anticipate. I mercati hanno cavalcato anche il crescente ottimismo sul fronte commerciale. Il presidente statunitense Donald Trump ha annunciato che la scadenza di inizio marzo per l’applicazione di tariffe più elevate sulle importazioni cinesi sarà ritardata alla luce degli ultimi sviluppi positivi delle trattative con Pechino.
Il Ftse Mib ha così chiuso in rialzo dello 0,86% a 20.437 punti e ha toccato un picco in avvio a 20.488 punti, livello più alto dallo scorso 5 ottobre.
Sul parterre di Piazza Affari si segnala la forza delle banche grazie anche al calo dello spread a 265 pb: +3,45% Banco BPM, +2,92% Unicredit e +2,08% l’altra big Intesa Sanpaolo. Fitch ha rimarcato come il settore bancario ha evidenziato progressi significativi nel secondo semestre del 2018, sostenendo un calo del rapporto NPL vicino al 10% a fine 2018 dal 16% di fine 2016; livello ancora elevato rispetto ai pari livello.
Seduta in crescendo in particolare per UBI Banca che ha chiuso in testa al Ftse Mib con un balzo del 4,82% a 2,436 euro. A dare slancio al titolo le parole del ceo Victor Massiah, che da Londra conferma la necessità di un consolidamento nel settore anche se al momento non ci sono le condizioni. Massiah non vede impatti significativi da un ciclo economico negativo. Relativamente alle nuove richieste Ue sui crediti deteriorati, il numero uno di UBI ritiene che non siano regole insostenibili e comunque l’onda lunga del pressing per un rafforzamento patrimoniale delle banche “sta arrivando a conclusione, ossia altri 2-3 anni non certo mesi”. Intanto oggi UBI ha concluso l’emissione di un bond subordinato Tier 2 con durata decennale e riacquisto esercitabile dopo 5 anni. L’ammontare dell’emissione è di 500 milioni.
L’ottimismo sul fronte dazi ha sostenuto il settore auto: +2,95% Brembo e +0,94% Ferrari.
Tra le altre big del Ftse Mib battuta d’arresto per Telecom Italia (-0,33%) dopo che nel corso della giornata si era spinta sui massimi a oltre 2 mesi a ridosso di quota 0,55 euro. Focus sulla governance in vista dell’assemblea del prossimo 29 marzo. Vivendi, con una nota e un dossier di 48 pagine (un ‘white paper’ intitolato ‘Restituire Valore a Telecom Italia’) reitera la richiesta di revoca dei cinque consiglieri in quota Elliott. “La rete fissa di Telecom Italia è fondamentale per la creazione di valore” secondo Vivendi, che si mostra pronta “a supportare la fusione di Open Fiber con Tim nel caso in cui le condizioni siano corrette ed eque da un punto di vista operativo, finanziario e normativo e supervisionate da un cda composto in maggioranza da amministratori indipendenti”, si legge nel dossier.