Effetto Apple su borse Asia, salgono rifornitori chip. Borsa Tokyo +0,47%
Apple fa da assist all’azionario asiatico, sostenuto dai rialzi dei titoli dei rifornitori del colosso. Nelle ultime ore i dati cinesi hanno mostrato come, nel mese di dicembre, le vendite del colosso californiano siano balzate del 18%. E’ quanto ha riportato la Cnbc, facendo i calcoli basandosi sui dati diramati dal China Academy of Information and Communications Technology, think tank governativo cinese.
Il titolo Apple è salito di oltre +2% dopo la notizia, testando il nuovo massimo storico a 309,63 dollari. Le consegne degli iPhone in Cina sono state a dicembre pari a 3,2 milioni, rispetto ai 2,7 milioni del dicembre del 2018.
In Asia sono saliti i titoli dei rifornitori del gigante e titoli, in generale, del settore hi-tech: in Giappone acquisti su Sharp e Murata. A Seoul su LG Display. Samsung Electronics ha testato un nuovo record assoluto su base intraday. A Hong Kong, buy su Sunny Optical, a Taiwan rialzi per Hon Hai Precision Industry e Largan Precision, quest’ultima balzata di oltre +3%.
L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo è salito dello 0,47% a 23.850,57; Shanghai sotto pressione con -0,10%, si conferma eccezione negativa. Hong Kong +0,18%; Sidney +0,80%, Seoul +0,91%.
In generale, l’azionario globale è salito sulla scia dello smorzarsi delle tensioni tra Stati Uniti e Iran, dopo che il presidente Usa Donald Trump ha lasciato intendere l’intenzione di sotterrare l’ascia di guerra. Tornano protagoniste le scommesse su un allentarsi delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, in vista della firma all’accordo sulla Fase 1, che Donald Trump si appresta a firmare il prossimo 15 gennaio.
Wall Street ha terminato la sessione a nuovi livelli record, con il Dow Jones che ha chiuso la sessione balzando di 212,08 punti o dello 0,74% a 28.957,12 punti, a un passo da quota 29.000.
Lo S&P 500 è salito di 21,66 punti (+0,67%), a 3.274,71, appena al di sotto del massimo intraday a 3.275.58. Il Nasdaq ha chiuso in rialzo di 74.184 points (+0,81%) a 9203,42, dopo un massimo intraday a 9.215,95.
Diffusi alcuni dati macro in Giappone e in Australia. I consumatori giapponesi continuano a pagare l’aumento dell’Iva, scattato lo scorso 1° ottobre.
Nel mese di novembre, la spesa delle famiglie giapponesi è scesa infatti del 2% su base annua, rispetto alla flessione dell’1,8% attesa dal consensus. Un miglioramento del dato c’è, visto che a ottobre il trend era stato di uno scivolone del 5%. L’aumento dell’Iva, posticipato dal governo di Shinzo Abe per due volte, è scattato lo scorso 1° ottobre 2019, traducendosi in un aumento dell’aliquota dall’8% al 10%. Su base mensile, a novembre le spese sono salite del 2,6%.
Nel mese di dicembre l’indice Pmi servizi dell’Australia è crollato, tornando in fase di contrazione. L’indice è scivolato dai precedenti 53,7 punti a 48,7, in evidente fase di contrazione, in quanto inferiore alla soglia dei 50 punti (linea di demarcazione tra fase di contrazione – valori al di sotto – e fase di espansione -valori al di sopra). Sempre in Australia, a novembre, le vendite al dettaglio sono salite dello 0,9% su base mensile, facendo meglio del +0,4% atteso dal consensus e in miglioramento rispetto al +0,1% di ottobre.
A incidere positivamente, ha spiegato Ben James, direttore del dipartimento di rapporti economici trimestrali Quarterly Economy Wide Surveys dell’Ufficio di statistica nazionale, sono state le vendite del Black Friday, che hanno interessato prodotti elettronici ma anche articoli di abbigliamento e mobili.