Campari: risultati 2018 non convincono su ebit e utile, titolo a quasi -6%
Il gruppo Campari ha realizzato nel 2018 vendite pari a 1.711,7 milioni di euro, perfettamente in linea con le previsioni degli analisti. La crescita organica del fatturato è stata del 5,3%, mentre la variazione totale del -2,4%, tenuto conto degli effetti cambio e perimetro.
Il mix delle vendite è stato positivo, trainato dai principali brand a priorità globale e regionale nei principali mercati sviluppati, che ha portato a un’espansione del margine lordo pari a +120 punti base, nonostante l’impatto negativo sia del prezzo dell’agave che del business dello zucchero.
L’ebit rettificato si è attestato a 378,8 milioni, leggermente inferiore ai 379,1 milioni attesi. La crescita organica è stata del 7,6%, superiore a quella delle vendite, con un’espansione organica della marginalità operativa di +50 punti base, più che compensando i reinvestimenti di profittabilità in attività di brand building e potenziamento delle strutture commerciali on-premise.
L’utile netto del gruppo rettificato ha raggiunto quota 249,3 milioni (+6,8% rispetto al 2018) e inferiore rispetto ai 253 milioni attesi dagli analisti. L’utile netto reported è pari a 296,3 milioni, -16,8% rispetto all’anno precedente.
L’indebitamento finanziario netto ammonta a 846,3 milioni al 31 dicembre 2018, in diminuzione rispetto al 31 dicembre 2017 (981,5 milioni), grazie alla positiva generazione di cassa, alla vendita di business non strategici, al netto dell’acquisizione di Bisquit, e dopo il pagamento del dividendo e dell’acquisto di azioni proprie.
Il dividendo annuale proposto per l’esercizio 2018 è pari a 0,05 euro per azione, in linea con l’anno precedente.
Guardando al 2019, le previsioni rimangono bilanciate in termini di rischi e opportunità: Campari prevede che l’attuale trend positivo della performance organica del business possa proseguire, nonostante gli incerti scenari macroeconomici e la continua volatilità di alcuni mercati emergenti.
A Piazza Affari il titolo Campari cede quasi il 6% tornando sotto gli 8 euro, a fronte di un mercato sostanzialmente piatto (Ftse Mib a -0,03%).