Borsa Tokyo +2% nonostante stato emergenza dichiarato da Abe. Goldman Sachs prevede tonfo Pil Giappone -25%
L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo ha chiuso la sessione in rialzo del 2,13% a 19.353,24. Male gli altri indici delle borse asiatiche: Shanghai sotto pressione con -.0,48%, Hong Kong -1,41%, Sidney -0,86%, Seoul -0,50%.
L’azionario giapponese ha reagito comunque positivamente allo stato di emergenza coronavirus lanciato nella serata di ieri dal premier Shinzo Abe.
La Bank of Japan ha garantito nelle ultime ore che adotterà tutte le misure necessarie per assicurare la stabilità economica del paese.
Detto questo, gli analisti di Goldman Sachs hanno diramato una nota prevedendo un crollo del Pil del Giappone, nel secondo trimestre dell’anno, pari a -25% (su base trimestrale annualizzata).
Le spese per consumi sono previste anch’esse crollare del 25%, mentre per le esportazioni l’outlook è di una caduta del 60%.
Occhio all’Australia, dopo che S&P ha confermato il rating a tripla A dell’Australia, tagliando tuttavia l’outlook da “stabile” a “negativo”.
L’agenzia di rating ha motivato il taglio parlando di forte deterioramento dello spazio fiscale di cui dispone il paese, sebbene gli elevati deficit, a suo avviso, saranno temporanei. Tuttavia, “il coronavirus ha provocato un grave shock economico e fiscale in Australia, e il deficit oscillerrà attorno al 7,5% del Pil nel periodo 2020/21”. La crescita annua del Pil, inoltre, rallenterà secondo Standard & Poor’s all’1,3% nell’anno fiscale 2020.
S&P ha tagliato anche l’outlook delle quattro grandi banche australiane CBA, Westpac, ANZ e NAB da “stabile” a “negativo”. I rating delle Four Big Banks rimangono ad “AA-“.
Focus anche sui prezzi del petrolio che rimbalzano dopo aver chiuso la sessione della vigilia in calo di oltre -9%. Il contratto WTI scambiato a New York, salito ieri durante la sessione fino a $27,24 al barile, ha chiuso in calo di 2,24 dollari a $23,80. Le quotazioni sono ora in rialzo fino a +5,5% a $24,93 al barile.
Bene ma in misura miniore il Brent, che fa +1,63% a $32,39. Il Brent non era tuttavia crollato come il WTI alla vigilia, lasciando sul terreno un sempre poderoso -3,6%.
I mercati tornano a scommettere su un accordo tra i paesi Opec e non Opec per tagliare la produzione, nonostante lo scetticismo degli analisti, che ritengono che anche un maxi taglio di 10 milioni di barili al giorno non sarà sufficiente a contrastare il crollo della domanda, provocato dal lockdown dell’economia globale seguito all’esplosione della pandemia da coronavirus.