Borsa Tokyo -0,69%, paga dato disastroso Pil. Shenzhen vola +2,5% su piani Pechino anti-coronavirus
Se l’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo sconta la diffusione del pessimo Pil relativo al quarto trimestre del 2019, gli indici azionari cinesi segnano forti rialzi: lo Shanghai Composite sale oltre +1,6%, lo Shenzhen composite balza fino a +2,47%.
Motivo: la crescente convinzione che le autorità politiche e monetarie faranno di tutto per arginare le conseguenze negative del coronavirus sull’economia della Cina. Lo stesso ministro delle finanza Liu Kun, in una intervista rilasciata alla rivista Qiushi del partito comunista cinese, ha reso noto che il governo sta valutando tagli alle tasse mirati e, anche, aumenti della spesa pubblica.
Sabato scorso, il ministero delle Finanze aveva diramato una nota promettendo fondi da 8 miliardi di yuan per finanziare tutte le operazioni di prevenzione e monitoraggio del coronavirus, dopo che varie amministrazione ne avevano allocati fino allo scorso venerdì 90,15 miliardi.
Sul Giappone, dato disastroso per il Pil del quarto trimestre, che ha sofferto la contrazione più forte dal 2014, ovvero in sei anni. Su base annualizzata, il trend è stato di un tonfo del 6,3% rispetto al trimestre precedente. In media, i 34 economisti intervistati dal Centro giapponese di ricerca economica avevano previsto una contrazione del 3,55%.
Pessime le componenti del dato, in particolare le spese per consumi, capitolate dell’11,1% a causa dell’aumento dell’Iva imposto a ottobre dal governo di Shinzo Abe. L’imposta è stata aumentata dall’8% al 10%. Impatto sui consumi e sull’economia giapponese anche dal passaggio del tifone Hagibis, avvenuto anch’esso a ottobre.
Il dato precedente del Pil del terzo trimestre, su base annualizzata, era salito dell’1,8%.
Su base trimestrale, il Pil del Giappone è sceso dell’1,6%, peggio della flessione -1% stimata e del precedente aumento dello 0,4%.
La borsa di Tokyo ha reagito con un calo dello 0,69% a 23.523,24 punti.
Intanto Moody’s ha rivisto al ribasso di due/decimi di un punto percentuale l’outlook sulla crescita del Pil delle economie del G20, portandolo al ritmo del 2,4% nel 2020.
Le stime sul Pil cinese del 2020 sono state tagliate al 5,2%, mentre quelle del 5,7% per il 2021 sono state lasciate invariate. La paura del contagio, ha aggiunto l’agenzia di rating, condizionerà in modo negativo il commercio cinese.