Borsa Tokyo +0,16%, titoli bancari Hong Kong su dopo intervento People’s Bank of China
Azionario asiatico cauto, dopo i nuovi segnali di allarme sull’escalation della guerra commerciale tra l’America First di Donald Trump e la Cina di Xi Jinping.
In una intervista rilasciata al South China Morning Post, un funzionario vicino a Trump, consulente Michael Pillsbury, ha avvertito che gli Stati Uniti sono pronti a un’escalation della guerra dei dazi, in assenza di un accordo con Pechino che venga raggiunto presto.
Allo stesso tempo Hu Xijin, direttore del Global Times – organo di stampa controllato da Pechino – ha postato un tweet stanotte, affermando che la Cina “non è ansiosa di raggiungere un accordo, contrariamente a quanto gli Stati Uniti pensino”.
Il South China Morning Post ha riportato anche che Huawei è stata costretta a posticipare le vendite dei suoi nuovi Mate 30 smartphone in Europa, a causa del divieto ad alcune App e servizi di Google imposto dagli Stati Uniti, nell’ambito della guerra commerciale Usa-Cina.
I mercati, in particolare i titoli del settore finanziario di Shanghai e Hong Kong, guardano con favore alla notizia relativa alla decisione della banca centrale, People’s Bank of China, di abbassare il tasso a 1 anno, il Loan Prime Rate (LPR), al 4,20%, 5 punti base inferiore al 4,25% di agosto. Il tasso a cinque anni LPR è stato lasciato invariato al 4,85%.
In rialzo a Hong Kong China Construction Bank e Bank of Communications.
L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo ha chiuso in rialzo dello 0,16% a 22.079,09 punti. Bene anche Shanghai +0,26%, Hong Kong piatta, Sidney +0,27%, Seoul +0,51%.
Dal fronte economico del Giappone, reso noto il dato sull’inflazione misurata dall’indice dei prezzi al consumo, che ad agosto si è indebolita rispetto al +0,5% di luglio, salendo di appena lo 0,3%, al minimo in due anni.
Il dato è comunque in linea con le attese. Esclusa la componente dei prezzi dei beni alimentari freschi, l’inflazione è salita, su base annua, dello 0,5%, come da attese, ma meno rispetto al +0,6% di luglio. Esclusa l’incidenza non solo dei prezzi dei beni alimentari ma anche dei prezzi dei beni energetici, l’indice dei prezzi al consumo è cresciuto dello 0,6% su base annua, rispetto al +0,5% atteso e come nel mese di luglio.