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Bankitalia: MES non è inutile e non danneggia il nostro paese

11 Dicembre 2019 15:50

L’ESM non è un organismo inutile e, certo, non danneggia il nostro paese; serve all’Italia tanto quanto a ciascun altro paese dell’area dell’euro visto che attenua i rischi di contagio connessi con eventuali crisi di un paese dell’area dell’euro, rischi che in passato si sono materializzati e hanno avuto gravi ripercussioni sul nostro paese (come è accaduto, ad esempio, a partire dal 2010 con la crisi della Grecia).

Così Bankitalia in una rubrica pubblicata sul suo sito in cui fa il punto sul MES e la proposta di riforma del Trattato che interviene sulle condizioni necessarie per la concessione di assistenza finanziaria e sui compiti svolti dall’ESM in tale ambito, introducendo modifiche di portata complessivamente limitata; la riforma non prevede né annuncia un meccanismo di ristrutturazione dei debiti sovrani, non affida all’ESM compiti di sorveglianza macroeconomica, conferma via Nazionale.

Alla domanda se sia vero che la riforma dell’ESM aumenta la probabilità di un default sovrano, si legge che tale affermazione è falsa. La riforma ribadisce che la ristrutturazione del debito sovrano con il coinvolgimento del settore privato rimane strettamente circoscritta a casi eccezionali. È alla luce di questa confermata eccezionalità che va interpretata la modifica – che avverrebbe a partire dal 2022 – delle clausole di azione collettiva (collective action clauses, CACs).

In base a tale modifica, continua Bankitalia, se un paese decidesse di procedere alla ristrutturazione del proprio debito, sarebbe sufficiente un’unica deliberazione dei possessori dei titoli pubblici al fine di modificare i termini e le condizioni di tutte le obbligazioni (single limb CACs), anziché richiedere una doppia deliberazione (una per ciascuna emissione e una per l’insieme dei titoli). Lo scopo di questa modifica è di rendere più ordinata un’eventuale ristrutturazione del debito, riducendo i costi connessi con l’incertezza sulle modalità e sui tempi della sua realizzazione, che danneggiano sia il paese debitore sia i suoi creditori. Ma questi costi sono solo una piccola parte di quelli complessivi di un default, e la loro riduzione non è certo sufficiente a renderlo più probabile: il vero disincentivo al default sono le sue disastrose conseguenze economiche e sociali. Va in ogni caso ricordato che la probabilità di un default dipende in primo luogo dalle politiche economiche messe in atto dai paesi conclude via Nazionale.