Azionario Asia sostenuto dalla Fed, borsa Tokyo +0,92%. Ma occhio a indici Pmi Cina e Giappone e a crollo export Corea
Le borse asiatiche beneficiano dell’effetto di Wall Street, a sua volta pilotata dall’effetto Jerome Powell.
in un intervento al Brookings Institution, il numero uno della Fed ha detto ciò che i mercati speravano, parlando della possibilità che la banca centrale americana alzi i tassi in modo inferiore rispetto a quanto fatto finora, già a partire dalla riunione di dicembre del Fomc, in calendario i prossimi 13 e 14 dicembre. Immediato il rally di Wall Street che ha ‘contagiato’ le borse asiatiche.
Ieri l’indice S&P 500 ha guadagnato 122 punti, +3,1% a 4.084, posizionandosi al di sopra della media mobile in 200 giorni per la prima volta dallo scorso aprile. Il Nasdaq è volato del 4,4%, a 11.468 punti, mentre il Dow Jones è schizzato di oltre 700 punti (+2,18%), a quota 34.589,77. Sebbene il trend dei futures Usa in premercato inviti a una certa cautela, il Nikkei 225 della borsa di Tokyo ha chiuso in solido rialzo, così come altre borse asiatiche.
L’indice è salito dello 0,92%. Avanzano anche la borsa di Shanghai +0,53%, Hong Kong +1,54%, la borsa di Seoul, più debole con un rialzo dello 0,36% e Sidney, solida con un balzo dello 0,90%.
Se dalla Fed di Jerome Powell sono arrivate notizie confortanti, non altrettanto si può dire delle notizie arrivate dal fronte macroeconomico della Cina, del Giappone, in parte dall’Australia e anche dalla Corea del Sud.
L’indice PMI manifatturiero della Cina stilato da Caixin-Markit, pur migliore delle attese e in rialzo rispetto ai precedenti 49,2 punti, a quota 49,4, ha confermato a novembre il quarto mese consecutivo di contrazione.
In contrazione anche l’indice Pmi manifatturiero del Giappone rilevato da S&P Global, sceso a novembre a 49 punti, rispetto ai 50,7 punti di ottobre, e scivolato dunque in fase di contrazione, in quanto a un valore inferiore ai 50 punti.
In rallentamento il PMI manifatturiero dell’Australia stilato da Markit e S&P Global, sceso a novembre a 51,3 punti dai 52,7 di ottobre. L’indice è rimasto tuttavia in fase di espansione, in quanto superiore ai 50 punti; detto questo, l’altro indice Pmi manifatturiero australiano, noto come Australian Industry Group Performance of Manufacturing Index, è sceso ulteriormente in fase di contrazione, a 44,7 punti, dai 49,6 di ottobre.
Sono inoltre crollate le esportazioni della Corea del Sud, con un tonfo su base annua del 14%, peggio del -11% atteso e dopo il calo del 5,7% di ottobre.