Azionario Asia ostaggio di Trump e Xi-Jinping, che dice: ‘Non abbiamo paura della guerra commerciale’. Focus su maxi downgrade Goldman Sachs
L’incertezza su quando la Phase One, Fase 1 dell’accordo commerciale tra Stati Uniti e Cina, verrà firmata tiene con il fiato sospeso gli operatori di borsa.
Azionario asiatico contrastato e condizionato anche da alcune notizie societarie.
La borsa di Tokyo ha chiuso in rialzo dello 0,32% a 23.112,88 punti; Shanghai cede lo 0,73%, Hong Kong +0,14%, Sidney +0,55%, Seoul +0,23%. Occhio alla dichiarazione del presidente cinese Xi Jinping che, pochi minuti fa, ha detto: che “non è stata la Cina a dare il via alla guerra commerciale con gli Stati Uniti” e che “non abbiamo paura della guerra commerciale”.
Il Wall Street Journal ha riportato intanto che il vicepremier cinese Lui He, durante una conversazione telefonica che si presume sia avvenuta la scorsa settimana, ha invitato il rappresentante al Commercio Usa Robert Lighthizer e il segretario al Tesoto Usa Steven Mnuchin a Pechino, chiedendo ulteriori negoziati.
Non è chiaro se Washington abbia accettato la richiesta ma, secondo il Wall Street Journal, i funzionari Usa si sarebbero dimostrati disponibili all’incontro.
A Tokyo, occhio al titolo Nintendo, che è sceso di oltre -3% dopo la decisione di Morgan Stanley di tagliare il rating da overweight a equal-weight.
A Sidney, riflettori sul titolo bancario Westpac, in calo di oltre -1,5% dopo il downgrade di Goldman Sachs, che ha rivisto al ribasso il target price di ben il 10%, secondo quanto riporta Reuters.
L’azione Westpac ha perso terreno nelle ultime sessioni, dopo che l’autorità finanziaria dell’Australia che monitora le operazioni di riciclaggio di denaro sporco e i finanziamenti al terrorismo, ha presentato una causa contro la banca, accusandola di non aver approntato misure di supervisione sufficienti.
Dal fronte macro, nel mese di novembre l’indice Pmi manifatturiero del Giappone stilato congiuntamente da Jibun Bank e Markit si è attestato su base preliminare a 48,6 punti, in lievissimno rialzo rispetto ai precedenti 48,4 punti di ottobre, rimanendo comunque in fase di contrazione (in quanto al di sotto della soglia chiave dei 50 punti).
Il Pmi dei servizi è anch’esso risultato in fase di contrazione, a un soffio da quota 50, ma al di sotto, a 49,9 punti, rispetto ai precedenti 50,3.
Il PMI Composite è migliorato a 50,4 punti, rispetto ai precedenti 49,8 punti. IHS Markit commenta i dati affermando che “esiste una forte possibilità che il Pil del Giappone si contragga nel quarto trimestre”.
Sempre in Giappone, nel mese di ottobre l’inflazione misurata dall’indice dei prezzi al consumo è salita di appena lo 0,2% su base annua, come a settembre e al di sotto del +0,3% atteso dal consensus.
Escludendo i prezzi dei beni alimentari freschi, il dato è cresciuto dello 0,4% su base annua, come da attese, e rispetto al precedente +0,3%.
Escludendo inoltre sia i prezzi dei beni alimentari che quelli dei beni energetici, l’inflazione è salita dello 0,7% su base annua, meglio del +0,6% atteso e in miglioramento rispetto al precedente +0,5%. Quest’ultimo dato (core-core) rimane in ogni caso ben al di sotto del target di inflazione fissato dalla Bank of Japan al 2%.
In Australia, nel mese di novembre, i tre indici Pmi dell’Australia sono scivolati tutti in fase di contrazione, ovvero al di sotto della soglia di 50 punti (linea di demarcazione tra fase di contrazione – valori al di sotto – e di espansione – valori al di sopra).
Il dato preliminare relativo all’indice manifatturiero dell’Australia stilato da CBA-Markit si è attestato a 49,9 punti, contro i 50 punti precedenti; il Pmi servizi è sceso a 49,5 dai precedenti 50,1 punti. Il Pmi Composite ha rallentato il passo a 49,5 punti dai 50 precedenti.