Avvio di settimana negativo per il listino milanese, rumor spingono Creval
In attesa del responso del meeting della Federal Reserve, l’ottava di Piazza Affari inizia con il segno meno. Nel corso della prima parte indicazioni negative quelle arrivate dai dati macroeconomici: a gennaio la produzione industriale del Bel Paese ha segnato un -1,9% mensile mentre la bilancia commerciale, stimata in avanzo per circa 4,9 miliardi di euro, ha segnato un rosso di 87 milioni.
Per quanto riguarda l’output dell’industria, il calo “non preoccupa in quanto segue il balzo di dicembre (rivisto al rialzo a +2,1% m/m), che era dovuto essenzialmente a effetti di calendario”, segnala Paolo Mameli, senior economist della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. La tendenza annua mantiene un tono più che espansivo (+4%) per il diciottesimo mese consecutivo, la striscia positiva più lunga da oltre 10 anni. “In sintesi – sottolinea Mameli – la flessione di gennaio non è a nostro avviso preoccupante e non sposta la nostra attesa di una crescita del PIL di 0,4% t/t nel 1° trimestre e di 1,3% a/a in media nel 2018”.
Sul listino di Piazza Affari, dove il Ftse Mib ha segnato un calo dello 0,98% a 22.633,10 punti, comparto bancario sotto pressione con il -1,2% di Intesa Sanpaolo, il -0,84% di Banco BPM, il -2,08% di Fineco e il -0,35% di UniCredit. Resistono alle vendite Ubi (+0,36%), BPER (+0,13%) e Creval (+5,34%), spinta dalle indiscrezioni su un presunto interessamento del Credit Agricole (che ha ottenuto dall’Antitrust il via libera all’acquisizione di Banca Leonardo).
Tra i titoli del comparto delle costruzioni, -1,55% per Salini Impregilo che ha annunciato di essersi aggiudicata un contratto da 203 milioni di euro per l’estensione di una linea della metropolitana di Parigi fino all’aeroporto di Orly, situato a sud della città. Dal fronte utilities, -1,62% per Enel che, attraverso la controllata statunitense per le rinnovabili Enel Green Power North America, ha siglato un nuovo accordo di fornitura energetica con Facebook ed Adobe, per la vendita dell’energia generata dal parco eolico Rattlesnake Creek (320 MW).
Denaro invece su Salvatore Ferragamo (+1,18%) in scia dell’inibitoria da parte del Tribunale di New York nei confronti di 60 proprietari di profili illeciti e il trasferimento alla società di circa 150 nomi a dominio che usurpavano il marchio, ospitando siti web attivi nella commercializzazione di prodotti contraffatti. ”Nella sentenza, il Tribunale di New York ha riconosciuto inoltre la sussistenza di un ingente danno economico per il Gruppo, stabilendo un indennizzo pari a 60 milioni di dollari”.