Atlantia: possibile ingresso Cdp in Autostrade per l’Italia, cosa comporterebbe?
“Un ritorno al passato, con la nazionalizzazione delle concessioni autostradali, sarebbe un percorso tortuoso e soprattutto economicamente e finanziariamente negativo per il Paese. La condizione necessaria però è che la politica non intervenga direttamente nella gestione aziendale, lasciando il compito a manager e professionisti del settore”. Così Andrea Caraceni, amministratore delegato di Cfo Sim, commenta il possibile ingresso di Cdp in Autostrade per l’Italia.
Autostrade per l’Italia, così come le sue controllanti, sono realtà internazionali con una governance moderna che già collaborano con numerosi fondi di investimento istituzionali anche di matrice pubblica e con obiettivi di lungo termine. Come l’a.d. di Autostrade per l’Italia e Atlantia, Giovanni Castellucci, ha recentemente dichiarato, questo modo operandi fa parte del loro Dna. L’ingresso di Cassa Depositi e Prestiti nell’azionariato di Autostrade per l’Italia potrebbe essere la migliore soluzione per uscire dall’impasse che si sta creando e tutelare gli azionisti e dipendenti della società.
“I casi di successo con questa modalità operativa sono numerosi, da Eni a Fincantieri a Leonardo, realtà leader nei loro rispettivi settori e capaci di crescere in valore e risultati negli ultimi anni – spiega Caraceni -. Il segreto del loro successo è stata la capacità di respingere gli assalti dei politici, a cui però va dato il merito di aver saputo scegliere manager capaci ed affidabili”.
“La partecipazione pubblica in aziende private è evidentemente il modello di business che più si adatta a noi, ad oggi, e per questo andrebbe perseguito, con le misure del caso, ogni volta che la situazione lo richieda”, conclude l’esperto.