Wall Street teme Fed hawkish e sanzioni contro Russia: Nasdaq -2%, tassi Treasuries a 10 anni schizzano al 2,67%
Wall Street in ribasso, con gli investitori che continuano a scontare, in attesa delle minute della Fed, le dichiarazioni degli esponenti della banca centrale americana.
In primo piano anche il timore sugli effetti che le nuove sanzioni che gli Stati Uniti e l’Europa stanno preparando contro la Russia avranno sull’economia globale e sull’inflazione.
Forti gli smobilizzi sul Nasdaq, che già ieri aveva sottoperformato il mercato. Ieri a Wall Street il Dow Jones ha perso 280 punti circa, o -0,8%. Lo S&P 500 ha ceduto l’1,3%, mentre il Nasdaq Composite ha sofferto una flessione del 2,3%.
Alle 16 circa ora italiana, il Dow Jones perde 250 punti (-0,72%), a 34.392 punti; lo S&P 500 arretra dell’1,15% a 4.473 circa, mentre il Nasdaq scende di oltre il 2% a 13.906 punti. Si mettono in evidenza le flessioni dei titoli delle Big Tech Usa, come Apple, Meta (ex Facebook, che cede più del 3%). Arretra del 3,5% anche Netflix, giù anche Alphabet e Amazon.
A rinfocolare i timori su un’inflazione troppo alta e dunque su una Fed più aggressiva sul fronte dei tassi sono state le dichiarazioni rilasciate ieri delle (ormai ex) colombe della Fed, la vicepresidente Lael Brainard e Mary Daly, presidente della Fed di San Francisco. Conosciute entrambe per essere dovish, le due esponenti della banca centrale americana hanno lanciato l’alert sull’inflazione Usa, auspicando un deciso ciclo di rialzo dei tassi e il taglio, anche, del bilancio della Fed, a partire dalla riunione di maggio. “E’ di primaria importanza far scendere l’inflazione – ha detto Brainard durante un intervento al webinar organizzato dalla Fed di Minneapolis.
Il Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, ha aggiunto, “renderà più restrittiva la politica monetaria, in modo sistematico, attraverso una serie di rialzi dei tassi di interesse, e iniziando a ridurre il bilancio a un ritmo veloce, già nel meeting di maggio”.
Daly ha fatto notare inoltre che un’inflazione che viaggia al record degli ultimi 40 anni – così come sta avvenendo negli States – è dannosa come il non avere un posto di lavoro”.
Le preoccupazioni sull’inflazione sono state confermate oggi dal presidente della Fed di Philadelphia Patrick Harker. Harker ha detto di essere “molto preoccupato” per l’impennata dei prezzi e ha preannunciato per questo motivo, “una serie di strette costanti, con il passare dell’anno, e a fronte degli sviluppi dei dati”.
Immediato lo scatto al rialzo dei tassi sui Treasuries; in particolare quelli decennali sono saliti ieri oltre la soglia del 2,60%, e oggi schizzano anche oltre il 2,67%, vicino ai massimi dal marzo del 2019.
Già ieri i tassi decennali si erano riposizionati a un livello superiore a quello dei tassi a due anni, riportando così la curva del tratto a 2-10 anni a una condizione di normalità, dopo il precedente fenomeno dell’inversione che si era manifestato nelle ultime sessioni.
Oggi i tassi a due anni salgono al 2,541%. Rimane invece invertita la curva dei tassi nel tratto tra 5 e 30 anni, con i primi al 2,748% che si confermano superiori a quelli a 30 anni, pari al 2,653%.
Si attende oggi la pubblicazione delle minute della Federal Reserve relative all’ultima riunione del 16 marzo 2022, quando il Fomc, il braccio di politica monetaria della banca centrale Usa, ha alzato i tassi sui fed funds per la prima volta dal 2018, portandoli al range compreso tra lo 0,25% e lo 0,50%.
Dal dot plot, documento che contiene le aspettative degli esponenti del Fomc sul trend futuro dei tassi, è emerso che la Commissione prevede sei ulteriori rialzi dei tassi in ognuno dei meeting rimanenti del 2022, fino all’1,9% entro la fine dell’anno.
Per il 2023, le previsioni sono di tre ulteriori strette monetarie e nessun rialzo dei tassi nel 2024.
Il sentiment dei mercati è affossato anche dalla notizia di ulteriori sanzioni dell’Occidente contro la Russia, a seguito delle immagini che hanno mostrato l’orrore dei massacri avvenuti a Bucha, Ucraina, dalle forze di Vladimir Putin.
Le nuove sanzioni europee includono un embargo sul carbone della Russia.