Wall Street solida anche oggi, futures Nasdaq oltre +1%. In evidenza rialzi FAANG e Tesla (+3)
Wall Street positiva, dopo aver terminato la sessione di ieri in rialzo, snobbando le preoccupazioni sul rafforzamento dell’inflazione Usa, che tanto avevano preoccupato gli investitori nella sessione di mercoledì scorso.
I futures sul Dow Jones sono in rialzo di quasi 150 punti (+0,44%), a 34.085 punti; i futures sul Nasdaq avanzano dell’1,04% a 13.237 punti, i futures sullo S&P 500 crescono dello 0,63% a 4.132 punti.
Attesa per il dato relativo alle vendite al dettaglio Usa, in calendario alle 14.30 ora italiana, e successivamente per la produzione industriale, alle 15.15, entrambe di aprile.
Ieri un’altra indicazione arrivata dal fronte macro ha confermato l’impennata delle pressioni inflazionistiche.
Facendo il punto sui dati macro che sono stati resi noti nel corso della settimana, mercoledì è stato il turno della pubblicazione dell’indice dei prezzi al consumo Usa, che ad aprile è schizzato del 4,2% su base annua, ben oltre il +3,6% atteso dagli analisti, rispetto al +2,6% di marzo e al ritmo più alto dal 2008. Escluse le componenti più volatili rappresentate dai prezzi dei beni energetici e alimentari, il dato core è salito del 3%, oltre il +2,3% atteso e rispetto al +1,6% precedente.
Su base mensile, il dato è balzato dello 0,8%, rispetto al +0,2% atteso e al +0,6% di marzo, riportando il rialzo mensile più forte dal 2009. Il dato core, sempre su base mensile, è salito dello 0,9%, ben oltre il +0,3% atteso, al ritmo più forte dall’aprile del 1982.
Il dato ha riacceso il timore che la Fed di Jerome Powell abbia sottovalutato il problema dell’inflazione, e che per questo sarà costretta ad avviare il tapering del QE e ad alzare i tassi prima del previsto. Mercoledì Wall Street è così capitolata, scontando il dato.
Ieri, è stato pubblicato un altro termometro dell’inflazione: l’indice dei prezzi alla produzione, sempre di aprile, che è balzato su base mensile dello 0,6%, il doppio rispetto al +0,3% atteso dal consensus. Su base annua, l’indice è balzato del 6,2%, al ritmo più alto degli ultimi 11 anni, ovvero dal 2010, ben oltre il +4,2% stimato dal consensus. La componente core del dato, sempre su base annua, è cresciuta inoltre del 4,6%, al record dal 2014.
Nella sessione di ieri, tuttavia, il panico inflazione è rientrato e gli investitori sono tornati a posizionarsi soprattutto sui titoli tecnologici, particolarmente tartassati dall’inizio del mese di maggio. Alla base dei rialzi, ci sarebbe stato il fenomeno Buy the Dip.
Così Mark Haefele, chief investment officer di UBS Global Wealth Management, in una nota riportata dalla Cnbc, commenta il trend dei mercati:
“Probabilmente l’inflazione più alta rimarrà sotto i riflettori, di pari passo con l’accelerazione della ripresa post pandemia. Tuttavia, sebbene ci aspettiamo esplosioni di volatilità sulla scia dei timori sull’inflazione, mentre continuiamo a posizionarci puntanto sulla reflazione, intravediamo in queste oscillazioni di mercato anche una opportunità per costruire una esposizione verso i vincitori strutturali”.
Da segnalare che ieri il Centers for Disease Control and Prevention ha allentato le linee guida per la pandemia del coronavirus, affermando che la maggior parte delle persone che sono state vaccinate, ricevendo le dosi necessarie, non avranno bisogno di indossare le mascherine sia al chiuso che all’aperto.
L’indice Dow Jones è in ribasso del 2,18% questa settimana, mentre lo S&P 500 ha perso il 2,84%. Il Nasdaq rimane in calo del 4,56% nonostante il recupero significativo dell’ultima sessione.
Ieri il Dow Jones ha chiuso in rialzo di 433,79 punti a 34.021,45 punti, mentre lo S&P 500 ha guadagnato l’1,22% a 4.112,50. Il Nasdaq Composite è avanzato dello 0,72% a 13.124,99.
Prisegue il recupero dei titoli FAANG, con Facebook, Amazon, Apple, Alphabet tutti in rialzo dell’1% circa, e Netflix più debole con +0,70%.
Tesla sale del 3% circa dopo aver perso ieri il 3%, mentre Microsoft avanza di oltre +1%.