Wall Street si riprende bene dallo spavento Omicron Usa: futures Dow Jones +300 punti. Occhio all’indice della paura VIX
Futures Usa in rialzo dopo la chiusura negativa di Wall Street che, nella sessione di ieri, ha fatto un brusco dietrofront dopo che il Centers for Disease Control and Prevention (CDC) ha confermato il primo caso di Omicron negli Stati Uniti.
Il Dow Jones Industrial Average ha perso 461,68 punti a 34.022,04 punti, mentre lo S&P 500 ha ceduto l’1,18% a 4.513,04. Il Nasdaq Composite è arretrato dell’1,83% a quota 15.254,05.
Alle 13.16 circa ora italiana, i futures sul Dow Jones balzano di quasi 300 punti (+0,85%), a 34.294 punti; i futures sullo S&P 500 salgono dello 0,56% a 4.533 punti, mentre quelli sul Nasdaq avanzano dello 0,13% a 15.890 punti circa.
Tornano a salire gli stessi titoli che erano finiti nel mirino nella seduta della vigilia, zavorrati dalla prospettiva di nuovi lockdown e restrizioni sui viaggi, dunque i titoli delle compagnie aree, del settore alberghiero e dei gruppi che gestiscono crociere: in rialzo Boeing, Norwegian Cruise, Royal Caribbean e MGM Resorts International.
In una nota ai clienti, gli analisti di TD Securities fanno notare che “gli investitori stanno diventando più cauti non solo per la variante Omicron ma anche per la prospettiva di un tapering più veloce”. Prospettiva che è stata rinfocolata dalle stesse dichiarazioni proferite nel corso della sua audizione al Congresso Usa dal numero uno della Fed, Jerome Powell.
Occhio all’indice della paura VIX – CBOE Volatility Index -, che ieri è volato a 31,12 punti, rispetto ai livelli inferiori ai 27 punti dell’inizio della settimana. L’indice fa dietrofront riportandosi sotto la soglia dei 30 punti.
In calendario oggi dal fronte macroeconomico degli Stati Uniti il report settimanale delle richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione che, secondo gli analisti interpellati da Dow Jones, sono salite a 240.000 unità, dalle 199.000 unità della settimana scorsa, minimo dal novembre del 1969.
Pubblicato nella serata di ieri il Beige Book, il rapporto sulle condizioni economiche degli Stati Uniti che la Fed pubblica otto volte l’anno. Dal rapporto è emerso che
“l’attività economica è cresciuta a un ritmo tra il modesto e il moderato nella maggior parte dei distretti della Federal Reserve, a ottobre e all’inizio di novembre”.
“Diversi distretti hanno fatto notare che, nonostante la solidità della domanda, la crescita è stata limitata dalle interruzioni nella catena dell’offerta e dalla scarsità della forza lavoro – si legge ancora nel rapporto – Le spese per consumi sono aumentate in modo modesto; il basso livello delle scorte ha frento le vendite di alcuni prodotti, in particolare di veicoli leggeri”.
Riguardo alla questione cruciale dell’inflazione, “ci sono stati diversi aumenti dei costi input, a causa della forte domanda per le materie prime, le sfide logistiche e la scarsità nel mercato del lavoro”.
“La maggiore disponibilità di alcuni input, in particolare di semiconduttori e di alcuni prodotti in acciaio, ha contribuito a smorzare alcune pressioni sui prezzi”.
Il Beige Book ha confermato dunque il problema dell’inflazione negli Stati Uniti, indicando tuttavia anche un allentamento delle pressioni in alcuni casi.
Detto questo, “la solida domanda in generale ha consentito alle aziende di alzare i prezzi senza grandi resistenze, sebbene gli obblighi contrattuali abbiano impedito ad alcune imprese di aumentare i prezzi”.