Wall Street post Fed: sell colpiscono ancora hi-tech, Nasdaq -3% nella settimana. Treasuries prezzano più Omicron che inflazione
Wall Street in calo, con i titoli hi-tech che continuano a sottoperformare il mercato, dopo la perdita del Nasdaq, ieri, pari a -2,47%, al ritmo più forte dal mese di settembre.
Pochi minuti dopo l’inizio della giornata di contrattazioni, il Dow Jones perde più di 230 punti (-0,64%), a 35.667 punti, mentre lo S&P 500 arretra dello 0,65% a 4.640 punti. Il Nasdaq cede lo 0,64% a 15.088 punti.
Questa la performance di Wall Street su base settimanale: il Nasdaq Composite ha perso il 2,9% su base settimanale, lo S&P 500 ha ceduto lo 0,9% e il Dow Jones si è indebolito dello 0,2%.
“Con la Federal Reserve che diventa più hawkish e le attese di tassi di interesse più alti, gli investitori stanno riducendo la loro esposizione verso le azioni growth – ha commentato alla Cnbc Jim Paulsen, responsabile strategist degli investimenti di The Leuthold Group – Di solito, le azioni growth mostrano una duration più elevata rispetto ai titoli value, in quanto una quota più alta dei loro flussi di cassa sarà ricevuta in un futuro più distante”.
I tassi sui Treasuries Usa riflettono tuttavia più la paura per la diffusione della variante Omicron che per l’inflazione. I tassi decennali sono scesi fino all’1,395%, bucando di nuovo la soglia dell’1,4%.
Nessun dato macro Usa rilevante è atteso per la giornata di oggi.
I trader tentano ancora di digerire la carrellata di annunci di politica monetaria arrivati ieri da diverse banche centrali e il rafforzamento del tapering da parte della Fed di Jerome Powell annunciato due giorni fa.
La Fed di Jerome Powell ha annunciato l’altroieri una forte accelerazione del tapering, il programma di riduzione degli acquisti di asset che la banca centrale effettua ogni mese. A partire dal mese di gennaio del 2022, gli acquisti di asset passeranno a 60 miliardi di dollari di bond (rispetto ai $120 miliardi al mese acquistati con il piano originario di Quantitative easing lanciato nel 2020, per contrastare gli effetti della pandemia Covid).
Dal dot plot del Fomc è emerso che gli esponenti della Fed prevedono per l’anno prossimo tre rialzi dei tassi, rispetto a una sola stretta che era stata precedentemente prevista per l’anno prossimo. La Fed ha lasciato i tassi sui fed funds invariati nella forchetta compresa tra lo zero e lo 0,25%.
Focus sulla Bank of England, che ieri ha annunciato di aver alzato i tassi per la prima volta dall’inizio della pandemia Covid-19, nonostante l’intensificarsi dei timori sulla diffusione della variante Omicron. La Commissione di politica monetaria della BoE (MPC), ha votato per aumentare i tassi dal minimo storico dello 0,1% allo 0,25%, comunicando di ritenere che le pressioni rialziste sull’inflazione siano superiori ai rischi all’economia derivanti dalla nuova variante.
D’altronde, il dato ufficiale relativo all’inflazione UK misurato dall’indice dei prezzi al consumo ha indicato un balzo, a novembre, del 5,1%, sulla scia del boom dei prezzi energetici e delle strozzature che stanno colpendo l’economia. Il target di inflazione della Bank of England è pari al 2%.
Qualche giorno prima un avvertimento contro il rischio di un nulla di fatto sui tassi da parte della Bank of England era arrivato dal Fondo Monetario Internazionale.
La Bce dal canto suo ha deciso di confermare la riduzione degli acquisti di asset che avvengono con il QE pandemico PEPP, bazooka che terminerà nel marzo del 2022. Christine Lagarde & Co hanno annunciato però contestualmente il rafforzamento del programma tradizionale di Quantitative easing, il cosiddetto APP.
E nel comunicato è scritto chiaramente che “gli acquisti netti del PEPP potrebbero anche essere ripresi, se necessario, per contrastare gli shock negativi connessi alla pandemia”. Il piano APP continuerà al ritmo di acquisti di asset per un valore di 20 miliardi di euro, per poi rafforzarsi a 40 miliardi nel secondo trimestre del 2022 e ridursi a 30 miliardi nel terzo trimestre.
Nel secondo trimestre, gli acquisti torneranno al ritmo di 20 miliardi di euro al mese.
Oggi è stato il turno della Bank of Japan guidata da Haruhiko Kuroda, che ha annunciato di aver confermato il target dei tassi di interesse di breve termine al -0,1%, e il target dei tassi dei titoli di stato a 10 anni attorno allo zero.
L’istituzione ha tuttavia annunciato anche il lancio del tapering dei suoi acquisti di corporate bond e di commercial paper, decidendo così di ridurre le misure di sostegno lanciate con l’esplosione della pandemia Covid-19.
Sotto i riflettori le tensioni tra Cina e Stati Uniti, dopo ladecisione dell’amministrazione Biden di inserire nella black list delle aziende sanzionate più di 30 società cinesi, con l’accusa di violazione dei diritti umani e di sviluppo di tecnologie che mirano al controllo delle menti -brain control weaponry e che rappresentano una minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.
Tra i titoli, focus su Rivian, in caduta libera a Wall Street, dopo che la startup di veicoli elettrici che ha fatto quest’anno il suo debutto sul Nasdaq ha riportato i risultati del terzo trimestre, comunicando al contempo di aver tagliato l’outlook sulla produzione di auto.
Il titolo, che ha perso fino a -10% nelle contrattazioni afterhours, perde in avvio di seduta più del 5%. Rivian ha detto di prevedere che non riuscirà a centrare il target di produzione fissato per il 2021 a 1.200 veicoli “di qualche centinaio di veicoli”, sia per i problemi che hanno colpito la sua catena di approviggionamento che per le sfide in cui si è imbattuta nel produrre le batterie necessarie per il funzionamento dei suoi veicoli.
Boom di buy invece su FedEx, che accoglie positivamente la diffusione della trimestrale: le quotazioni volano di oltre +7% dopo che gli utili e il fatturato del colosso delle spedizioni hanno battuto le attese e la società ha annunciato un piano di buyback da $5 miliardi.