Wall Street: passa sbornia post Fed, tassi Treasuries oltre 3%. Buy su Twitter, sell su Tesla dopo news Elon Musk
Passa la sbornia post annuncio rialzo tassi da parte della Fed: dopo essere volato alla vigilia di oltre +900 punti, il Dow Jones azzera parte dei guadagni, cedendo più di 440 punti (-1,29%), a 33.620; lo S&P 500 arretra dell’1,60%, mentre il Nasdaq capitola del 2,35%.
Torna protagonista il timore di una Fed più hawkish, che lo stesso presidente Jerome Powell, ieri, aveva fatto rientrare, nel momento in cui aveva detto che una stretta di 75 punti base “non è qualcosa che la Commissione sta considerando in modo attivo”. Lo S&P 500 aveva chiuso in rally di quasi +3% a 4,300.17; il Dow Jones Industrial Average era volato di 932,27 punti, o +2,81% a 34.061,06, il Nasdaq Composite era schizzato del 3,19% a 12.964,86.
Ieri, come da attese, il Fed-Day è culminato nell’annuncio della banca centrale americana, che ha alzato i tassi di mezzo punto percentuale (+50 punti base) al nuovo range 0,75%-1%. Si tratta della stretta monetaria più forte degli ultimi 20 anni, dal 2000, che conferma la lotta della banca centrale Usa contro l’inflazione galoppante.
La Fed ha indicato anche l’intenzione di iniziare a ridurre il bilancio monstre da $9 trilioni, gonfiato dai suoi precedenti acquisti di Treasuries e altri asset.
Nel corso della conferenza stampa successiva all’annuncio dei tassi, Powell ha ripetuto più volte che l’inflazione “è davvero troppo alta”.
L’assenza di sorprese hawkish aveva però calmato i mercati che comunque prezzano, stando ai dati di CME Group, tassi che saliranno al range compreso tra il 2,75% e il 3% entro la fine dell’anno.
Qualche economista si è mostrato nelle ultime ore più hawkish di quanto abbia fatto lo stesso Powell, come nel caso degli esperti di ING: James Knightley, capo economista della divisione internazionale, Padhraic Garvey, responsabile della divisione delle Americhe e Francesco Pesole, strategist del mercato forex.
A loro avviso, i tassi Usa saliranno fino al picco del 3,25% entro la fine dell’anno, viste “le prospettive sull’inflazione, che sono molto più ostinate rispetto ai cicli precedenti”. I tre hanno sottolineato inoltre in una nota che non si può escludere, a dispetto delle rassicurazioni di Powell, che i tassi Usa vengano alzati di 75 punti base nella riunione di giugno.
A riportare il pessimismo sulla borsa Usa sono stati i dati macro diffusi in giornata. Dati che hanno fatto scattare di nuovo l’alert sull’inflazione americana, che corre al ritmo più forte in 40 anni.
Balzo del costo unitario del lavoro Usa nel primo trimestre dell’anno, ben oltre le attese. Stando ai dati preliminari, il dato è volato dell’11,6%, oltre il +9,9% atteso dal consensus. In picchiata la produttività degli Stati Uniti che, nello stesso arco temporale, ha riportato il calo più forte dal 1947, scendendo del 7,5%, ben oltre il ribasso atteso pari a -5,4%.
Il boom dei costi unitari del lavoro ha rinfocolato i timori sull’impennata dell’inflazione negli Stati Uniti.
Ha reagito prontamente il mercato dei Tresuries Usa, con i tassi decennali che hanno superato di nuovo la paventata soglia del 3%, oltrepassata già ieri in attesa dell’annuncio della Fed e ancora prima nella sessione di lunedì.
Tra i titoli protagonisti Twitter e Tesla, dopo che David Faber della Cnbc ha riportato che Elon Musk ricoprirà temporaneamente la carica di ceo di Twitter dopo il completamento dell’acquisizione del social network lanciata dal fondatore di Tesla per un valore di $44 miliardi.
L’attuale numero uno del colosso produttore di auto elettriche TSLA dovrebbe ricoprire l’incarico per qualche mese, si legge in un articolo della Cnbc.
Il titolo Twitter balza di quasi +4% a Wall Street, mentre Tesla perde -3%.