Wall Street incerta dopo maxi sorpresa vendite al dettaglio, settembre si conferma negativo
Wall Street contrastata, nonostante le buone indicazioni che sono arrivate dal fronte macroeconomico Usa. Il Dow Jones sale dello 0,25% a 34.901 punti; lo S&P 500 è ingessato a 4.479 punti; il Nasdaq cede lo 0,11% a quota 15.146 punti.
Sorprendente il trend delle vendite al dettaglio Usa, che ad agosto sono salite su base mensile dello 0,7%, facendo decisamente meglio delle attese del consensus, che avevano previsto un calo dello 0,8%, dopo la flessione dell’1,8% di luglio (dato rivisto al ribasso dal -1,1% inizialmente reso noto).
Escluso il settore auto, le vendite al dettaglio sono balzate dell’1,8%, molto meglio del -0,1% stimato e rispetto al -0,4% di luglio. Escluse le vendite di auto e di benzina, la crescita è stata pari a +2%, contro il -0,7% precedente.
Positive anche le indicazioni arrivate dal mercato del lavoro.
Nella settimana terminata lo scorso 11 settembre, il numero dei lavoratori americani che hanno fatto richiesta per la prima volta per ricevere i sussidi di disoccupazione è salito di 20.000 unità a 332.000 unità: il livello è stato superiore ai 325.000 attesi dal consensus. Occhio tuttavia alla media mobile delle ultime quattro settimane, che è stata pari a 335.750, meglio dei 340.000 attesi, e al minimo dalla settimana del 14 marzo del 2020, a conferma del miglioramento dei fondamentali economici.
Tornando alla performance della borsa Usa, dopo sette mesi consecutivi di guadagni per lo S&P 500, reduce da un rally di quasi +20% da inizio anno, che lo ha portato a inanellare diversi record, molti analisti a Wall Street prevedono un trend accidentato e guadagni inferiori per la fine dell’anno.
Tra l’altro la storia non è dalla parte dei mercati, visto che di norma settembre è un mese negativo per le azioni.
Dalle rilevazioni del CFRA emerge che, in media, lo S&P 500 è sceso dello 0,56% nel mese, dal 1945.
“Il muro della preoccupazione sta diventando sempre più difficile da scalare, con diversi tipi di timori e un mercato potenzialmente stanco”, ha commentato alla Cnbc Mark Hackett, responsabile della divisione di ricerca di Nationwide.
Dall’inizio del mese, il Dow Jones ha perso l’1,6%, lo S&P 500 è calato dello 0,9% riportando la performance mensile peggiore da gennaio, il Nasdaq ha fatto -0,6%.
“I fattori di stress a cui il mercato fa fronte non sono cambiati in modo significativo – ha continuato Hackett – Tra di essi, c’è la variante Delta, ci sono gli ostacoli sugli utili rappresentati dalle strozzature delle catene di approviggionamento e dalle sfide nel mercato del lavoro (difficoltà a reperire il personale necessario), le politiche fiscali e monetarie che da accomodanti diventano anch’esse un ostacolo, e le preoccupazioni sulla formazione di bolle in Cina”.
Oggi i prezzi energetici rallentano il passo; i prezzi del petrolio WTI sono in lieve calo (-0,19%), a $72,47, dopo essere schizzati di oltre +3% alla vigilia; il Brent rimane sopra $75, all’indomani di un rally pari a +2,5%, in flessione dello 0,15% circa. I prezzi del gas naturale tornano invece a salire attorno a $5,498.
Ieri l’agenzia americana EIA ha confermato il forte impatto sulle scorte Usa del passaggio dell’uragano Ida, che continua a far sentire i suoi effetti. Nella settimana che si è conclusa lo scorso 10 settembre, le scorte di oil in Usa sono scese di 6,4 milioni di barili a 417,4 milioni di barili, molto oltre il calo di 3,5 milioni di barili atteso dagli analisti intervistati da Reuters.
Stando a quanto emerge dal Bureau of Safety and Environmental Enforcement, il 30% della produzione del Golfo del Messico rimane chiusa, mentre si attende la conta dei danni dell’uragano Nicholas, downgradato a tempesta, che ha provocato allagamenti e blackout in Texas e Louisiana, stati dove alcune raffinerie rimangono chiuse dopo il passaggio di Ida.
Ieri Wall Street è stata sostenuta soprattutto dal boom dei titoli energetici, con l’indice di settore schizzato del 3,8%.
Il comparto conta da giorni sull’assist che arriva proprio dalla fiammata dei prezzi del petrolio e del gas naturale: fiammata che sta avendo ripercussioni mondiali, come dimostra l’imminente stangata sulle famiglie italiane, con un rincaro della bolletta fino a +40% nel corso di questo trimestre.