Wall Street incerta dopo Pil Usa e frenata da boom tassi Treasuries all’1,46%. Febbre GameStop: titolo schizza +240%
Wall Street debole dopo la pubblicazione del Pil Usa del quarto trimestre e degli altri dati macro relativi al mercato del lavoro – le richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione – e agli ordini dei beni durevoli. Il Dow Jones è poco mosso a 31.966 punti; lo S&P 500 scende dello 0,16% a 3.918 circa, mentre il Nasdaq arretra dello 0,30% circa a 13.557 punti. L’attenzione degli operatori di mercato rimane inchiodata al trend dei tassi sui Treasuries.
A dispetto delle rassicurazioni del numero uno della Federal Reserve Jerome Powell, che sia al Senato che alla Camera ha smorzato i timori su un brusco rialzo dell’inflazione, i tassi sui titoli di stato americani continuano a salire. Quelli decennali, che appena ieri avevano superato la soglia dell’1,40%, sono volati anche oltre l’1,45%, attestandosi al nuovo record dal 2020, testando l’1,46%. Dall’inizio del mese di febbraio, il rialzo dei rendimenti decennali è stato pari a +35 punti base, fattore che sta creando nervosismo a Wall Street, in quanto tassi di interesse più elevati potrebbero portare gli investitori a uscire dall’azionario e a puntare sui bond, oltre a colpire, come sta accadendo, i titoli growth del settore hi-tech.
“Il nostro scenario di base è per un continuo aumento dei rendimenti, a causa delle aspettative più alte sulla ripresa dell’economia e dell’inflazione e, di conseguenza, anche sul processo di normalizzazione (dei tassi) da parte della Fed”, ha commentato Ryan Detrick, chief market strategist presso LPL Financial – Crediamo anche che, se i tassi si attesteranno a livelli troppo alti e troppo velocemente, la Fed potrebbe intervenire, per assicurarsi che i tassi non diventino troppo restrittivi, con conseguenze negative sul mercato azionario e sull’economia reale”.
Ieri Powell ha detto che “i rialzi dei prezzi una tantum non alimentano necessariamente l’inflazione”. Ancora prima, l’altro ieri, nel suo intervento alla Commissione dei servizi bancari del Senato americano, il numero uno della Fed aveva affermato che la pressione sui prezzi rimane per lo più contenuta, a fronte di un outlook sull’economia ancora “molto incerto”.
“L’economia è ancora molto lontana dai nostri obiettivi di occupazione e inflazione, ed è probabile che ci voglia un po’ di tempo prima che possano essere raggiunti ulteriori progressi significativi”, aveva sottolineato, con un commento che aveva ribadito l’impostazione dovish della Federal Reserve.
Eppure la paura della reflazione continua a ossessionare Wall Street nelle ultime sessioni.
Tornando al fronte macro, in primo piano il prodotto interno lordo degli Stati Uniti, cresciuto del 4,1% nel quarto trimestre del 2020. Il dato sul Pil è stato rivisto lievemente al rialzo dal +4% inizialmente diffuso un mese fa circa. La crescita è stata però inferiore alle attese, visto che gli analisti avevano previsto un’espansione al tasso del 4,2%. I consumi personali sono saliti del 2,4%, a un ritmo lievemente inferiore rispetto al +2,5% stimato. La componente core dell’indice dei prezzi PCE -termometro dell’inflazione Usa -è aumentata dell’1,4%, come da attese.
Reso noto anche il dato relativo agli ordini dei beni durevoli, salito del 3,4%, molto oltre la crescita attesa dal consensus degli analisti, pari a +1,1%. Esclusa la componente dei trasporti, gli ordini sono aumentati dell’1,4%, il doppio rispetto al +0,7% previsto, e in accelerazione rispetto al +1,1% di dicembre. Gli ordini dei beni capitali escluse le componenti dei settori difesa ed aereo sono avanzati dello 0,5%, rispetto al +0,8% atteso, rallentando rispetto al precedente +0,7%.
Ha battuto infine le attese anche il report relativo alle richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione: dal report è emerso che, nella settimana terminata il 20 febbraio, il numero dei lavoratori americani che hanno fatto richiesta per la prima volta per ottenere i sussidi di disoccupazione è sceso dalle precedenti 861.000 unità a 730.000 unità, facendo meglio delle 845.000 unità attese dagli analisti. La media delle ultime quattro settimane è scesa a 807.750 punti, rispetto alle 833.250 unità precedenti.
Tra i titoli prosegue il rally di GameStop che, dopo aver visto le proprie quotazioni raddoppiare alla vigilia con un balzo superiore a +100%, balza di oltre +240%. Le azioni erano state prese d’assalto, lo scorso mese, dalla carica di buy partita dai trader di Reddit, che avevano lanciato una crociata contro le scommesse short degli hedge fund, alimentando un boom di short squeeze. Ieri GameStop ha annunciato le dimissioni del direttore finanziario Jim Bell, il prossimo 26 marzo. Le dimissioni non sarebbero state volontarie, ma decise piuttosto da Ryan Cohen, co-fondatore del gruppo Chewy che ha investito in GameStop, al fine di accelerare la transizione online della società. Proprio l’ingresso di Cohen nel board aveva alimentato il boom di interesse da parte dei trader iscritti al forum online Reddit.
Tornano gli acquisti anche su AMC Entertainments, che vola del 41%, mentre Koss balza di oltre +70%. Nokia, altro titolo oggetto di forti short squeeze nel mese di gennaio, balza più del 9% sul Nyse.