Wall Street: futures virano in rosso post fiammata Nasdaq. Tassi Treasuries 10y a nuovo record 2,147%
I futures sugli indici azionari Usa fanno dietrofront, con gli investitori che continuano a monitorare le notizie relative alla guerra in Ucraina, il trend dei prezzi del petrolio e i tassi sui Treasuries, infiammati dalle recenti dichiarazioni di Jerome Powell, numero uno della Fed. Alle 12.30 italiana, i futures sul Dow Jones scendono di oltre 100 punti (-0,30%), a 34.604 punti; i futures sullo S&P 500 arretrano dello 0,37% a 4.488 e quelli sul Nasdaq perdono lo 0,58% a 14.568 punti.
Prosegue il sell off sui Treasuries Usa, con i rendimenti che testano i nuovi massimi dal 2019. I tassi decennali hanno superato anche la soglia del 2,40%, continuando a scontare l’effetto delle dichiarazioni del numero uno della Fed, Jerome Powell, e salendo fino al 2,417%. Al momento i rendimenti ritracciano dal record, rimanendo in rialzo attorno al 2,381%.
Prezzi del petrolio in rialzo dopo la diffusione dei dati sulle scorte Usa da parte dell’American Petroleum Institute.
I numeri hanno messo in evidenza che, nella settimana terminata lo scorso 18 marzo, le scorte di petrolio degli Stati Uniti, maggiore consumatore di oil al mondo, sono scese di 4,3 milioni di barili. Gli analisti avevano previsto invece una crescita.
Il Brent balza del 2,5% a $118,39, mentre il WTI avanza del 2,4% a $111,82.
Si guarda sempre agli sviluppi dal fronte geopolitico: le quotazioni del petrolio sono arretrate nella giornata di ieri, dopo che una fonte ha riportato che è improbabile che l’Unione europea decida per l’embargo di petrolio e gas russi.
Allo stesso tempo, sono attese nuove sanzioni Usa contro la Russia, che dovrebbero essere annunciate dal presidente americano Joe Biden nell’incontro con i leader Ue che si terrà domani a Bruxelles.
Nella sessione di ieri, il Dow Jones Industrial Average è balzato di oltre 250 punti, lo S&P 500 è avanzato dell’ 1,1%, mentre il Nasdaq Composite ha sovraperformato il mercato, balzando del 2%, grazie ai buy che hanno interessato le Big Tech Meta Platforms, Amazon, Apple, Netflix e Alphabet, la holding di cui fa parte Google.