News Notizie Indici e quotazioni Wall Street futures peggiorano dopo dato inflazione euro. Petrolio in solido rialzo con embargo Ue su Russia

Wall Street futures peggiorano dopo dato inflazione euro. Petrolio in solido rialzo con embargo Ue su Russia

31 Maggio 2022 14:01

I futures Usa fanno dietrofront, condizionati dal peggioramento del sentiment in Europa, provocato dal dato relativo all’inflazione dell’area euro.

Torna sui mercati il chiodo fisso dell’inflazione: i futures sul Dow Jones scendendo dello 0,55% (-175 punti circa); quelli sullo S&P 500 perdono lo 0,43% e quelli sul Nasdaq sono piatti.

La borsa Usa riapre oggi dopo il lungo week end di pausa: ieri Wall Street è rimasta chiusa in occasione della festività nazionale del Memorial Day negli Stati Uniti.

Il Dow Jones e lo S&P 500 ripartono dopo aver chiuso venerdì scorso la settimana migliore dal novembre del 2020. Il Dow Jones ha guadagnato su base settimanale il 6,2%, interrompendo una scia negativa che durava da otto settimane. Lo S&P 500 è salito del 6,5% e il Nasdaq ha guadagnato il 6,8%.

Il sentiment degli investitori è stato sostenuto sia dalle trimestrali solide di alcuni retailer Usa che dalla pubblicazione del parametro che monitora l’inflazione preferito dalla Fed, ovvero della componente core del PCE, relativa al mese di aprile:

l’indice è salito su base annua del 4,9%, in linea con le previsioni e in rallentamento rispetto al +5,2% di marzo. Su base mensile, il rialzo è stato dello 0,3%, anche in questo caso in linea con le stime e dopo il +0,9% del mese precedente. L’inflazione headline è salita su base annua del 6,3%, meno del +6,6% del mese scorso. Su base mensile, il dato ha riportato una crescita dello 0,2%, inferiore rispetto al +0,9% di marzo.

I numeri sull’inflazione, contenuti nel rapporto relativo al trend delle spese per consumi e dei redditi personali di aprile, hanno portato gli investitori a sperare nella possibilità che la fiammata continua dei prezzi, negli Stati Uniti, abbia testato il picco, e che dunque la Fed di Jerome Powell possa essere meno aggressiva nell’alzare i tassi.

L’inflazione sta spaventando invece molto in queste ore l’area euro: diramato oggi l’indice dei prezzi al consumo, schizzato a maggio al nuovo ritmo record, su base annua, pari a +8,1%.

Il balzo è stato decisamente superiore alla crescita attesa dal consensus, pari a +7,7%, e ha seguito il +7,4% del mese precedente. La componente core è salita del 3,8%, oltre il +3,5% stimato e il +3,5% di aprile.

Il rischio è che la Bce di Christine Lagarde alzi i tassi in modo ancora più aggressivo di quanto scontato dai mercati. Per ora, i mercati monetari prezzano rialzi dei tassi da parte della Bce di 110 punti base entro la fine dell’anno, con una probabilità pari al 30% di una stretta aggiuntiva di 25 punti base, oltre a quella prezzata al 100% nel mese di luglio.

In rally le quotazioni del petrolio Usa, dopo la notizia grande protagonista di oggi, ovvero l’intesa raggiunta nella notte tra i leader Ue del Consiglio europeo a favore dell’embargo sul petrolio russo.

Secondo quanto riferito dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, l’embargo colpisce subito “più di 2/3 delle importazioni di petrolio dalla Russia, tagliando un’enorme fonte di finanziamento per la sua macchina da guerra”.

Su Twitter Michel ha scritto che “le sanzioni colpiranno immediatamente il 75% delle importazioni di petrolio russo. E, entro la fine dell’anno, sarà vietato il 90% del petrolio russo importato dalla Russia”.

Il restante “10%, che riguarda la sezione Sud dell’oleodotto Druzhba, è esente dalle sanzioni”, ha precisato la stessa numero uno della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Non solo: Budapest, Praga e Bratislava hanno ottenuto per iscritto che, nel caso in cui il Cremlino decidesse di chiudere l’oleodotto Druzhba, i rispettivi paesi riceveranno aiuti dall’Ue.

Il compromesso con l’Ungheria di Viktor Orban è stato così necessario: e così si è deciso che il petrolio russo che arriva in Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia sarà esente dall’embargo.

Intanto i prezzi del WTI che scattano al rialzo del 3% circa a $118,38, e il Brent avanza dell’1,35% a $123,31.